Iniziamo in maniera banale con la
descrizione di cos'è un leit motiv: secondo Wikipedia è "un tema musicale
ricorrente associato ad un personaggio, un luogo, un sentimento, un'idea od un
oggetto”. Come si lega tutto ciò alla musica dei Leitmotiv? Forse che ci sia un
tema ricorrente lungo tutta la loro discografia? Sinceramente non lo so, visto
che li scopro or ora nonostante una lunga carriera che li ha portati a
licenziare tre album prima di questo e suonare in lungo ed in largo per
l'Italia, ma questo I vagabondi brilla sicuramente più per varietà stilistica
che non per l'uso ricorrente di soluzioni musicali.
In realtà la partenza con Ad
occhi chiusi lascia presagire nelle prime note orizzonti musicali
afro-elettronici che non si paleseranno più nel resto dell'album, ma il
connubio fra il basso ispirato delle strofe ed il rock ritmato del resto del
pezzo rappresenta comunque un ottimo viatico per l'ascolto del disco. Un disco
che gioca molto fra le atmosfere più vicine all'indie folk di brani come Testa
di paglia o la delicata Marinai, che conclude il disco, e quelle più
rock e ritmate dell'ironica Niente da perdere e delle più scure e
“muscolari” I diciottenni e I vagabondi. Nel mezzo un universo
che si distende lungo dieci brani, in cui alle influenze già palesate si
mescolano svariate suggestioni che portano verso la poetica ballad Madama
Milano, nelle cui note delicate par di vedere evocata una nevicata
natalizia, alla lenta ma meno avvolgente Coriandoli, all'allegra e
coinvolgente Passi, coi fiati ad aggiungere spessore ad un brano dal
ritmo già trascinante da sé, alla più intimistica ma alla lunga ripetitiva Sintomatica.
Assolutamente a loro agio tanto quando lasciano sfogare un lato noise ben
celato nella cupa title track quanto nella solarità delle strofe di Testa di
paglia, i cui ritornelli chiedono di essere cantati a squarciagola, i
Leitmotiv tracciano un percorso con ben poche buche, ben ammortizzate da una
robusta dose di personalità che gli permette di essere riconoscibili anche
nella sarabanda di influenze con cui contaminano i vari brani.
Un ottimo album quindi I
vagabondi, capace di coinvolgere col ritmo trascinante di alcuni suoi brani e
di affascinare con quelli più delicati, pur con alterne fortune in questo
secondo caso (anche se Madama Milano rimane probabilmente il pezzo
migliore del lotto). Se c'era bisogno di conferme da una band che sembra già
lanciatissima di sicuro questi dieci brani le danno, e mi lasciano una gran
voglia di vedere come tanta energia possa essere veicolata sopra ad un palco. Stefano Ficagna
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