Daniele Celona torna sulle scene con un nuovo disco Amantide Atlantide in cui propone un suo lato musicale più duro ed aggressivo. Punto di forza di questo nuovo lavoro sono le storie, raccontate con pennellate veloci quanto efficaci, in cui si intersecano donne avide e giornalisti pennivendoli, turisti irrispettosi e apericena con un retrogusto di malinconia.
La sensazione, più di quella di un lucido racconto pare a tratti un'accusa, un urlo che esplode dopo essere stato trattenuto a lungo sotto pelle.
Questo nuovo album, anticipato il mese scorso dal
singolo La colpa, arriva dopo l'esordio del 2012 Fiori e
demoni portato nei live con successo, alternando set acustici e proposte full band di grande impatto. E' questa seconda dimensione che trova nel nuovo lavoro sfogo e maturazione artistica: ci sono sintonie con Il Teatro Degli Orrori (Politique), nell'urgenza di comunicare, ma i testi no, quelli sono più prossimi alla poesia, al racconto raffinato, come la bella Sud-Ovest, dedicata alla natia Sardegna.
Amantide e Atlantide sono due confini. Sono il primo e l’ultimo brano di questo disco, sono i sentimenti dell’uomo e la società in cui si incrociano. Sono amore e mondi possibili che implodono e affondano sotto il peso di colpe, lassismo, malaffare e politica "mordi e resta".
Sono declino e speranza. Sono il presente, filmato ancora una volta in slow motion, nel momento in cui ci infrangiamo in ostacoli e riusciamo o meno a rialzarci.
Sono declino e speranza. Sono il presente, filmato ancora una volta in slow motion, nel momento in cui ci infrangiamo in ostacoli e riusciamo o meno a rialzarci.
Ancora qualche cenno sulle canzoni: Johannes è un
dedalo di parole e musica da cui è facile farsi travolgere in un risultato non troppo convincente. Sotto la collina, dedicata a Torino, città adottiva di Celona, è un taglio al cuore, commuove. Chiude l'album Atlantide
cantata con Levante, il cui apporto non è effetto secondario e dà ben più del suo "nome".
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