Arrivano dalla provincia di Venezia i SuperTempo, col loro
secondo disco, intitolato 29. L 'etichetta è
Go down records. Il loro modo di suonare lo definiscono "folk punk". Sono
frizzanti, veloci, fanno canzoni immediate, sempre un po' più veloci di quello che
ci si aspetterebbe da un power pop di sostanza, insomma ce la mettono tutta per
divertire.
Recensione in 10
parole: veloci (ben quattordici pezzi nel disco, ma scorrono via fulminei,
in poco più di mezz'oretta), voce (sempre abbastanza in primo piano, se la cava
egregiamente, richiamando un po' al punk e un po' agli anni '60), inglese (il
cantato), basso (bello pastoso e scoppiettante, anch'esso si trova una sua
nicchia speciale tra l'hardcore punk e il surf rock), pezzi (risultano
immediati e freschi ma sono ben costruiti, con cambi di tempo ed altre finezze
inaspettate), Arctic monkeys (forse il riferimento più evidente), Blur (nel
mischione di cose da cui i SuperTempo derivano ci metterei anche loro, in
particolare per quanto riguarda i brani You're
always late e 8 hours man), Iggy
Pop (ma sì, inseriamo anche lui tra le influenze). Marco Maresca
Voto: ***/
Tracklist:
1. Blue
rock
2. Hammer
head
3. Be your
friend
4. Steve
5. I'd
rather burn than get burned
6. You're
always late
7. 8 hours
man
8. Perpetua
9. Mod-Joe
10. Swear
your fats
11. Aged
women do
12. Badball
13. Having
fun
14. The
kids are connected
Nessun commento:
Posta un commento