Le canzoni del nuovo lavoro dei Delawater possono
rappresentare una pausa presa mentre si legge un racconto, o essere a loro
volta la fotografia sonora di quella storia, già iniziata, portata avanti con curiosità e dal finale incerto. Proprio per questo motivo
l'album, uscito per l'etichetta Waited for months records, si intitola Open book at page eleven: si parte già
nel bel mezzo della narrazione.
Recensione in 10
parole: lingua (che ammicca all'inglese ma non se ne vanta), gentilezza (è
un disco dai toni tranquilli, pacati, mai violenti), canzoni (che fanno il filo
alla melodia, la colorano appena, la cucinano con cuore ed un po' di
psichedelia), Beatles, Byrds, Love (la band cita queste tre band dei tempi
passati come fonte di ispirazione ma sinceramente gli influssi che si
percepiscono sono molto più recenti), voce (è particolare e molto imprecisa: brani
come This place doesn't build opinions o Playing Wipeout non piaceranno a tutti), shoegaze (forse il modo di
intendere la musica al quale i Delawater sono più affini), tessuto musicale
(alcune canzoni hanno una propria identità che rende bene anche ritmicamente,
come Now I can see no more). Marco Maresca
Voto: **/
Tracklist:
1. Far from
cartoons
2. Now I
can see no more
3. Playing Wipeout
4. Lo-fi
soldier
5. Me and
Tina wanna dance tonight
6. Is
running fast this car?
7. This
place doesn't build opinions
8.
Bluebirds sing in the wind
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