Di Dario Brunori si era detto che avremmo tanto voluto
vederlo slegato dall'eredità di Rino Gaetano, ruolo un po' autoinflitto e un
po' voluto dal pubblico. Il buon Brunori, che non è stupido, deve comunque
averlo capito da solo. Sarà la nuova modalità di scrittura dei brani, basata su
voce e piano, fatto sta che nel nuovo lavoro (uscito per Picicca dischi, dello
stesso Brunori, e distribuito da Sony music) non sembra più di ascoltare Rino
Gaetano. No. Stavolta sembra di ascoltare De Gregori.
E' proprio sulla scia di
De Gregori che l'album ha inizio, con l'azzeccatissima progressione di accordi
di Arrivederci tristezza, che cita
Osho e la sua "mente che mente". Si passa poi, con Mambo reazionario, ad un vecchio
concetto che fu caro a Bennato: chi si uniforma ad una vita standard viene lasciato
in pace dai gendarmi, ma se tutti ci uniformiamo e gli estremi non esistono
più, poi si genera quell'appiattimento per cui "Che Guevara e Pinochet
adesso ballano felici sulle basi di Beyoncé". Dal terzo brano si torna
alle progressioni di accordi al piano, e al cantato in stile De Gregori. Kurt Cobain, il cui videoclip ha
anticipato di poco l'uscita dell'album, parla di un tema sempre complicato da
trattare: il suicidio. Brunori stavolta è davvero bravo ad utilizzare le parole
in modo da trattare l'argomento con la giusta sensibilità senza sconfinare
troppo nella retorica. Di certo, però, i temi ed i toni sono ben diversi da
quelli dei due album precedenti. Le
quattro volte parla delle stagioni della vita e delle tappe che vanno
obbligatoriamente affrontate, per le quali non si capisce se prevalga
l'accettazione o la rassegnazione. Al brano Il
santo morto segue una coda strumentale brillantemente intitolata Il manto corto, con un abbinamento di titoli
che fa concorrenza alla Settimana Enigmistica. In ogni caso, Il santo morto è un richiamo a quel
Vasco giovanile, dal cervello non ancora totalmente brasato, a cui Brunori non
manca mai di riferirsi. Si parte da una narrazione della vita di paese vista
dall'esterno, sullo stile di Fegato
spappolato, ma con alcune brillanti citazioni di altri brani di Vasco, tra
cui alcuni cambi di accordi che ricordano Mi
si escludeva ed un giro di basso che rimanda a Gli spari sopra. Poi l'album perde la sua coerenza. Con Maddalena e Madonna si perde un po' di
brillantezza nei testi. Si torna al mood un po' intimista ed un po' egocentrico
del primo album, e di Guardia '82, il
primo brano con cui Brunori si è fatto sentire. Anche il brano successivo, Nessuno, è una confessione in prima
persona. C'è poi Pornoromanzo, che
tratta un argomento forte: una violenza sessuale che sconfina quasi nella
pedofilia. Pornoromanzo ha
fondamentalmente tre pecche: la prima è di non essere un brano completamente
riuscito e quindi di stare giustamente in posizione arretrata in scaletta. La
seconda è di utilizzare un linguaggio un po' troppo forte e lontano dalla
sensibilità e dall'attenzione mostrata nel resto dell'album. La terza pecca è
di non avere alcuna continuità coi brani precedenti, né musicale, né per quanto
riguarda gli argomenti trattati. Finita l'innovazione, si torna alle classiche
canzoni da Brunori Sas. La vigilia di
Natale è un brano che si sarebbe trovato maggiormente a suo agio nel Vol. 2. La chiusura è affidata alla
ballata strappalacrime Sol come sono sol,
con una tematica cara a Brunori: quella dello sposo abbandonato sull'altare. Di
tutto l'album rimane impressa la bravura nel giocare coi testi: "la felce
ed il mirtillo" in Mambo reazionario,
Padre Pio che quando meno te l'aspetti diventa il Pulcino Pio, ed il già citato
cambio di consonanti tra Il santo morto
ed Il manto corto. In ogni caso è
abbastanza chiaro cosa sia Il Cammino di
Santiago in taxi. E' una ricerca di sé, un percorso di fede, ma compiuto in
modo generalista, come il percorso di Brunori all'interno del panorama musicale
italiano. Un artista che vorrebbe piacere a tutti pur rimanendo tranquillo nei
territori dell'indie. Uno che vorrebbe trattare tematiche forti ma che quando
ci prova finisce per urtare troppo la sensibilità dei propri ascoltatori, gente
di tutte le età e classi sociali. Un cantautore che per risultare
alternativamente vintage è costretto ad esasperare i riferimenti al
cantautorato italiano della fine degli anni '70, riferimenti che poi sono
sempre gli stessi: Vasco, Bennato, e quel Rino Gaetano che nella mente di
Brunori si è magicamente trasformato in De Gregori. Un Cammino di Santiago che
la Brunori Sas non è ancora in grado di compiere a piedi, e forse non lo farà
mai: per ora va benissimo il taxi. Marco
Maresca
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