Il quarto disco di Bologna Violenta al secolo Manzan Nicola, è un LP, si intitola Uno Bianca ed esce per Woodworm, Wallace e Dischi Bervisti. Il boy trevigiano abbandona del tutto le poche parole che sino ad ora aveva utilizzato nei suoi lavori e si dedica totalmente ad un noise grind apocalittico ed alle campane. Ma andiamo con ordine.Innanzitutto, come recita il titolo del disco, siamo davanti ad un concept album su ciò che accadde a Bologna e nelle province circostanti a cavallo tra gli anni ’80 e ’90: una serie di crimini efferatissimi messi a segno dai fratelli Savi e dai loro complici, legati al mondo delle forze armate locali. Rapine, sparatorie, agguati che avevano come comune denominatore l’utilizzo di una Fiat Uno di colore bianco. Una pagina (ancora oggi) oscura e tra le più violente della storia del dopoguerra italiano.Il disco è composto da 27 canzoni che, in ordine cronologico, recano come titolo data, luogo e breve descrizione di ciò che avvenne. 27 tracce, 27 azioni criminose. Semplice.Un “libro audio” su ciò che avvenne in quegli anni ed in quei luoghi, le cui tempistiche vengono scandite da fragorosità indie-noise, batterie supercampionate e lugubri rintocchi di campane, ma anche da traumatici violini ( come in 2 maggio 1991- Bologna, rapina armeria Volturno) e da finali calmi e mansueti degni di un Fulci in grande spolvero, come in 20 aprile 1988 - Castelmaggiore: attacco pattuglia Carabinieri.
Animosità, delirio, confusione come venivano respirati questi stati d’animo in quegli anni, da quelle persone. Colpevoli e innocenti, Uno Bianca ne ha per tutti. Ad ogni canzone, per altro, si accompagna una fredda descrizione su ciò che effettivamente avvenne in occasione di quei delitti; il mistero rimane quindi esclusivamente intrappolato nelle pagine di cronaca, nei giornali locali e nei silenzi spettrali dopo lo svolgersi degli avvenimenti. Manzan ci aggiunge le campane e il fragore della sua chitarra e della sua cultura. Sì perchè bisogna avere cultura per poter scrivere un’opera simile.Un freddo e consolatore romanzo di una pagina della città di Bologna, un’analisi distaccata e pragmatica che non scade nè nel compatimento nè nella banalità di cronaca, accompagnata dalla musica più innovativa che l’Italia possa concepire al giorno d’oggi. Bologna Violenta non sfrutta gli eventi per poter produrre un banale nuovo disco: li eviscera proponendoci un’analisi del tutto innovativa rispetto a ciò che siamo stati abituati per più di vent’anni per colpa di telegiornali e rotocalchi.I violini insistono ancora nell’attacco di 4 Gennaio 1991 - Bologna: attacco pattuglia Carabinieri, forse la più lugubre azione compiuta dalla banda al Pilastro, quartiere periferico del capoluogo emiliano. Mi ricordo, quella sera, i telegiornali. Mi ricordo mio padre e mia madre che non volevano farmi vedere le immagini, mi ricordo che era appena passato Capodanno, mi ricordo che poco dopo si iniziò a parlare di estrema destra, servizi segreti e di Falangi Armate. Nel brano, un ritaglio della cronaca dei funerali dei tre Carabinieri uccisi.Non avrei mai immaginato di poter ascoltare un lavoro musicale così spregiudicato e intriso di significati su quei momenti. Uno dei pochi dischi che ho ascoltato rimanendo attonito, sconvolto ed emozionato. Andrea Vecchio
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