Gli Oaks vengono da Molfetta e sono giovanissimi e bravissimi. Ma giovanissimi nel senso che io alla loro età il gruppo più tecnico che ascoltassi erano i Madball, cercando di andare in giro a suonare hardcore melodico tirato con il gruppo che avevo dai tempi del Liceo. E invece loro suonano difficile e sembrano davvero divertirsi facendolo. Perchè registrare un album così non è da tutti. Controtempi, pentole rovesciate, scivoloni, riprese a più tempi e ribalte come se piovesse e come se non avessero fatto altro che ascoltare Cap'n'Jazz e Black Eyes in vita loro. Molto strumentali e irriducibilmente spezzettati quando si tratta di inoltrare la parte vocale.
Il disco, in sè, non comunica più di tanto, lasciando parlare più i tecnicismi che il trasporto musicale e soprattutto lasciando trasparire più gli accorgimenti sonori che una vera dedizione al "divertissement" dell'ascoltatore, lo dico alla Blaise Pascal. Di carne al fuoco ne mettono tanta, tantissima anzi. Ma non riescono a lasciare un buon ricordo nonostante i titoli dei sei brani che compongono il disco siano davvero originali e nonostante rappresentino una rarità in Italia per ciò che propongono. How to reach loudly Dan Bilzerian's summer party come apertura dovrebbe essere meno soft per quanto mi riguarda, Brightest place on earth è una docile sequenza romantica e Bones are made to be broken stuzzica troppo senza andare a fondo. Definiti in Curling stone factory anche, ma secondo me per diventare essenziale, il math-zouk dovrebbe essere più cupo e pestone e sopratutto non limitarsi ad utilizzare sino all'ossessione giri e sintonie tipici dell?emoviolence. Qui invece si sperimenta e si studia troppo. Rispetto in pieno la loro scelta ma non mi va di assecondarla, se non fosse per l'evidente impegno e la frastornante costanza che gli Oaks ci hanno messo per registrare e spero proporre in giro questo The sun is too brilliant, uscito per l'infervorata e attenta Upwind, che si dimostra sempre controcorrente e sta strutturando un encomiabile lavoro su gruppi e realtà locali come in pochi stanno facendo in Europa. LP 12", vinile nero. Andrea Vecchio
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