Ammetto che, a distanza di due
anni dall’esordio, non ho particolari ricordi degli Il Vuoto Elettrico, se non
la vaga reminescenza di una band che non mi aveva convinto del tutto. Traum
arriva quindi come una buona occasione per rinfrescarmi la memoria e, al
contempo, vedere qual è stata l’evoluzione del quintetto bergamasco.
La matrice noise del gruppo è
rimasta intatta, e non poteva essere altrimenti, così come è rimasto come
tratto caratteristico il cantato nervoso e spesso teatrale di Paolo Topa.
Rispetto al passato quest’ultimo elemento sembra meglio amalgamato col resto,
anche se la traccia In door che apre
l’album è da questo punto di vista la meno riuscita del lotto: molto meglio l’alternarsi
di urla e momenti di quiete apparente de La
camera di specchi, o la narrazione nervosa de Il giardino dei segreti (meno convincente però a livello di testo).
Anche a livello musicale si nota una maggiore varietà, e se Lame in soffitta rappresenta l’episodio
più bizzarro nelle sue atmosfere fra Dinosaur Jr ed emo italico (il tutto
introdotto da una breve invettiva vocale che lascia presagire tutt’altri
sviluppi) anche il resto si difende alla grande: l’alternarsi di sonorità
grezze nell’esplosiva Un bagno di vita,
gli stop & go energici de La camera
di specchi, la struttura incalzante e perfettamente orchestrata di Un pitone in sala d’aspetto, vero punto
di congiunzione fra la furia calibrata degli strumenti e la verve recitativa di
Paolo, tutti questi elementi fanno di Traum un album che si lascia ascoltare
più che volentieri.
Non è tutt’oro quello che luccica
però (ah, i cari vecchi modi di dire da anziano!), e qualche difetto si
nasconde qua e là anche in questo secondo disco. Non convince innanzitutto Corridoio 41, poco energica musicalmente
ed efficace solo a tratti vocalmente, ed anche Sotto il tavolo in cucina si dipana ritmicamente in maniera troppo ‘ordinata’
per riuscire a dare la stessa sensazione di potenza che si percepisce in quasi
tutto il resto dell’album. Piccoli peccati che non pesano eccessivamente sul
risultato finale, ma che lasciano spazio per ulteriori salti di qualità.
Traum non si inventa una formula
innovativa per irretire l’ascoltatore, ma complice una personalità ben definita
che già usciva a tratti dal precedente disco assesta qualche colpo bello
potente e regge, pur con qualche caduta, fino al suono del gong. Una vittoria
ai punti rimanendo in ambito pugilistico, che presuppone ad evoluzioni ancora
più interessanti nel prossimo futuro per Il Vuoto Elettrico. Stefano Ficagna
Tracklist:
1. In door
2. Corridoio 41
3. La camera di specchi
4. Lame in soffitta
5. Un bagno di vita
6. Il giardino dei segreti
7. Sotto il tavolo in ccina
8. Un pitone in sala d'aspetto
9. Out door
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