Il nuovo dei Minnie’s vuole dare un significato nuovo ad un album composto di soli quattro pezzi. Provateci voi. Perché io me lo sono chiesto: sarà un album fatto e finito o un EP? Il nuovo dei Minnie’s ti fa accorgere di avere sbagliato anche a dubitare. Lo avrete capito, Lettere scambiate ha quattro canzoni. È un modo nuovo di vedere la musica indipendente italiana, fatta da chi sono vent’anni che la vive. La loro è una musica che continua a stupire per devozione, ripetizioni, tecnica, affetto e voglia. Perché loro te lo fanno capire, che la voglia ce l’hanno tutta ancora.
Più di cinque minuti a canzone in un susseguirsi di fasi scisse e ricucite, di introduzioni e di svolte. Lo senti proprio che dietro c’è un mondo, che non è che si sono trovati a registrare quattro canzoni per porre meramente il dubbio nell’ascoltatore. Non è così semplice. Ogni brano è un intero repertorio, loro non ne possono più fare a meno e lo si capisce, per esempio, da come raccontano un difficoltoso risveglio nell’apertura affidata a E ora?, che inizia così onirica e perspicace, per finire new wave. Non va bene dire che abbiano cambiato genere, anche se sulla carta potrebbe risultare. O per lo meno, non va bene sostenerlo per chi come me li conosce da più di un decennio: in Voglio scordarmi di me e Lontano ci sento infatti tutta la malinconica ironia e l’efebica irruenza che ci hanno sempre messo. Nella prima descrivono Milano, la loro città, nulla di più semplice. Per andare via è complicata e molto poco lineare, accompagna la voce di Luca con un fittissimo groviglio di batteria e arpeggi che, una volta arrivati al punto, si risolve in un “Aveva un senso andare via!” ad alta voce e un intermezzo pesante e tagliafuoco. In uscita per To lose la track, penso sia il loro disco migliore, almeno per me. Completo, inossidabile sin dall’inizio, deciso. Il distacco dall’hardcore melodico e dalla ruvidezza del punk milanese è ormai cosa di tanto tempo fa, ma con questo Lettere scambiate la storia è un’altra: i Minnie’s dimostrano di non volersi mai stancare, e a noi va bene così. Andrea Vecchio
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