20 ottobre 2015

Ecco V, lo spiazzante ritorno degli Wavves

Non so davvero come iniziare a recensire l’ultimo Wavves, credetemi. Loro sono uno dei gruppi che ascolto di più da cinque anni a questa parte, sono uno di quei gruppi che mi piacciono a prescindere. Cerchiamo di buttare giù qualche idea, allora, perché altrimenti il tutto rischia di rivelarsi un immenso calderone di inutili notizie.Ci eravamo salutati con “Afraid of Heights”. Capolavoro, “You and IIIII”, David Letterman e i concertoni in tutto il mondo. C’era chi pensava addirittura che Nathan, Billy e Stephen fossero vicini ad una crisi personale definitiva dovuta all’enorme successo di quell’album, un po’come avvenne nel 2009, poco dopo il loro fragoroso esordio.“V”, il disco di cui stiamo parlando, inizia con Heavy metal detox. La mia recensione potrebbe finire anche qui.

I boys di San Diego abbandonano in via definitiva la vena autodistruttiva e post-adolescenziale che aveva caratterizzato i loro primi album e demo, e la trasportano in un’atmosfera beckettiana di moderna inappetenza e confusione. Way too much, il singolone con video correlato, parla di un mattino di nullità post sbronza e niente più, ma Wavves trasforma il tutto in una frenetica corsa verso l’autoproclamazione. Le chitarre vengono stoppate e non esiste un vero e proprio ritornello pop, i dialoghi non si concludono e la disputa si risolve sul pavimento. Non è nichilismo, è vera e propria voglia di raccontare il grottesco, una svolta deterministica verso l'ansia.Ritornano prepotenti le tastiere che in brani del passato avevano fatto la fortuna della band, ma il tutto è frammentato tra memorie di surf (ovviamente) e atmosfere post-punk più raffinate e cadenzate, come evidenzia la eghties Flamezesz, nella quale vengono utilizzate per annunciare parti parlate e viralmente elettroniche. Il ritornello, minimale ed amarissimo, recita solo un malinconico “Wasting all your time”, intanto. Freneticissima poi My head hurts , forse il segmento più punk rock dell’intero disco sia come musica che contenuti, se così possiamo chiamarli. Pony è new wave e sofferta, così come Tarantula: è quindi il tempo per parole trascinate e ripetizione a non finire.Wavves racconta, in maniera meticolosamente astratta, ciò che tutti noi vorremmo raccontare. Lo fa da anni dopo aver addirittura inventato uno specifico genere musicale ed aver ulteriormente perfezionato il lo-fi ed il surf rock, arricchendoli di potenza e capacità ineluttabili. Wavves è sconvolgente.Rimango sbalordito ad ogni loro nuova uscita, sia essa un album, un singolo o un video. Non smetterò mai di seguirli perché sono ipnosi allo stato puro, sono una novità in continua evoluzione, che ti fa rimpiangere di non averci pensato prima e non ti dà alternative. Andrea Vecchio

1 commento:

  1. La copertina presa dal 5 di coppe dei tarocchi Rider-Waite è meravigliosa! Marco M.

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