Cristian Bugatti ha 42 anni, come mio fratello. Credo abbiano anche fatto le scuole insieme, a Novara.
Questo dato mi fa riflettere, qual è la musica proposta da un 42enne che ha costruito il suo successo su una proposta lo-fi, con brani come Casalingo o Io mi rompo i coglioni? A chi si rivolge? Quale credibilità può avere?
Il suo ultimo lavoro Nuovi rimedi per la miopia mi era apparso sfocato e non lo ricordo certo come un disco memorabile. Poi un allontanamento dalle scene, per qualche tempo, legato ad una parentesi indiana. Da qualche mese l'annunciato ritorno: un ep di sei tracce Arrivano i nostri, preceduto dal singolo Cosa ne pensi Sergio, brano danzereccio a pronta presa in cui Cristian si rivolge interrogativo al suo cane, un levriero afgano. Colgo delle citazioni, anche dalla sua pregressa discografia. La canzone è molto orecchiabile, ma nulla più.
Più interessante il secondo estratto Vado ma non so: testo meno arioso, manifesto della necessità di non omologarsi; "sul tuo schermo non mi troverai...", "sono un ghepardo non mi prenderai mai..." sono passaggi interessanti, a tratti autobiografici. Forse anche adatti a un 42enne.
Il mini-disco in effetti non è ammiccante, nè eccessivamente modaiolo. Bugo ha dichiarato che, nelle influenze, unisce ascolti attuali e di un tempo, dai Phoenix a Vasco. Bella la title track, una riflessione sul potere, Tempi acidi rimanda a Notorius dei Duran Duran. L'ep che segna il suo "ritorno" è una prova superata, un segnale di evoluzione senza rinnegare le scanzonate atmosfere degli esordi, ne l'elettronica che aveva caratterizzato il fortunato Contatti.
Chi vede in Bugo un "cazzaro", non coglie probabilmente a pieno il suo messaggio, molto più malinconico di quello che si possa pensare. Sopravvissuto a mode e momenti, Cristian, oltre ad essere la punta di diamante della musica novarese (non è difficile confrontarsi con il nulla o giù di lì) è un vero cavallo di razza a cui molti indies dovrebbero guardare con ammirazione. Bugo è un cavallo di razza e il suo nuovo ep è una bella corsa. Roberto Conti
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