16 novembre 2014

Mongoflashmob è il quinto disco dei bolognesi Splatterpink

Chi non conosce i Primus? Infedeli.Sì perché gli Splatterpink sfornano un disco che è un discone e che avrebbe potuto benissimo  essere concepito a El Sobrante, CA, della seconda metà degli anni ’90. Jazz-core a braccetto con punk e grind cantato in italiano e suonato in maniera sopraffina, veloce ed innegabilmente innovativa. Loro vengono da Bologna, sono in quattro e con questo Mongoflashmob raggiungono la quinta produzione in studio, marcata Locomotiv Records. 
Le canzoni sono brevi e contorte, i testi sono una continua lotta, i tempi sono dispari. Dolan Aproevd è un fervido esempio di cosa vogliano trasmetterci gli Splatterpink: furiosi e granitici ritornelli (“Non credere a Walt Disney”) vengono intervallati ad isterici inframezzi di sax, batteria e potenti bassi. Leccaculo inizia con, appunto, il sax a dettare i tempi mentre la sezione vocale è mefistofelica ed intelligente tanto da rendere l’intero pezzo un serio compromesso tra riflessione e sfogo. Tutto l’album è un riaversi, un’infinita endiadi, un microcosmo musicale rinchiuso in un’iperbole di suono che sino ad ora, a mio parere, solamente gli Zu ed i Fuzz Orchestra sono riusciti a creare in Italia, se si parla di connubi tra Jazz e punk. Voi due è un breve intermezzo strumentale nel quale non viene risparmiato il basso in controtempo, che ci introduce alle successive Terratron e Sting facendoci riprendere fiato. Ma solo per un attimo. Le linee punk rock tornano violente ed esagerano, strabordando in ruvidità e impazienza con Mongoflashmob. In fin dei conti gli Splatterpink non fanno altro che parlarci del loro mondo. Surreale e spietato, se vogliamo, ma così vivido da poterlo sentire proprio al primo ascolto. Lo raccontano con occhio onnisciente e categorico, idealizzandone con ordine e saggezza gli aspetti più morbosi e concreti, come in un film di Ferreri in cui le sfumature diventano soggetti, i soggetti vengono ridicolizzati sfiorando il paradossale e le azioni a prima vista più inutili portano alle più estreme e sconsiderate conseguenze. Il loro è un lavoro sporco, e per fortuna qualcuno lo sa ancora fare. Ascoltatevi “Mongoflashmob” e ditemi se non è così. Lo si capisce sin dalla prima canzone del disco Uwe Bolls Limericks Tricks (che cita Sorrento e Vercelli) come andrà a finire. Andrea Vecchio

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