Una mia distrazione,
l'album di Cesare Malfatti (ex Afterhours, La crus, Amor fou), inizialmente
doveva essere venduto esclusivamente via email. L'attenzione da subito mostrata dal pubblico
per il contenuto del disco ha fatto propendere poi per un'uscita ufficiale,
intitolata Una mia distrazione +2,
per Adesiva discografica.
Malfatti è molto affezionato alla iniziale Se tu sei qui, una ballata malinconica
arricchita da una bella orchestrazione d'archi. Ma a nostro parere il meglio
arriva nei momenti più ritmati, come nella successiva Per noi. "Mentirei solo per noi due" dichiara il testo,
in una particolare dichiarazione d'amore, e per quanto riguarda la musica ci
sono incursioni nel jazz, con l'aiuto del pianoforte di Antonio Zambrini,
straordinario compositore e pianista milanese aperto alle collaborazioni con
tessuti musicali diversi dal proprio. E' sempre il pianoforte a farla da
padrone anche nella successiva Una mia
distrazione, con un bel testo, scritto come i precedenti da Luca Lezziero
(che firma otto degli undici brani: gli altri tre sono di Vincenzo Costantino).
Vivere mostra uno sguardo nostalgico
verso un passato semplice ma ricco, contro un futuro inesorabile, piatto e
sempre uguale. Apro gli occhi è un
brano disincantato, Cantare (il primo
dei brani scritti da Vincenzo Costantino) è un altro dei momenti ritmati del
disco. Andare via è il ricordo di un
progetto di fuga d'amore a sedici anni, trasposto sui propri figli. E' rivolta
ad un figlio anche la successiva Siamo
soli insieme, sul tema della difficoltà a comunicare non avendo certezze da
trasmettere. "E sulle mani piove anche un po' di me", recita l'ariosa
ballata intitolata Piove. L'album si
conclude con la dolce melodia di Marzo:
"Marzo che carezza solo te, domani è ed oggi sei". Una casa che porta
su di se il fascino di un'assenza è descritta nella conclusiva Una casa che. Pregevole e raffinato il
disco di Malfatti, nel quale l'esperienza di un pioniere della scena
alternativa italiana si avvale della collaborazione di validi musicisti provenienti
da altri ambiti, come Vincenzo Di Silvestro agli archi, Matteo Zucconi al
contrabbasso e il già citato Zambrini ad un pianoforte che dà davvero un
qualcosa in più. La tracklist estesa ad undici brani è forse un po' troppo, ma
complessivamente siamo davanti ad un'opera di grande fascino. Marco Maresca
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