Esce per l’attivissima Woodworm l’ultimo disco di Paolo Benvegnù, intitolato Heart Hotel. È il suo terzo lavoro da solista, dopo una fittissima carriera musicale passata come frontman degli Scisma, vere e proprie icone del rock alternativo italiano degli anni ’90. Gli anni d’oro dell’Arezzo Wave, di Sonoria, della Mescal, della musica italiana indipendente. Gli Scisma uscirono per Parlophone. Avete presente, per esempio, i Radiohead di “Pablo Honey”? Ecco.Ma qui dobbiamo parlare di Earth Hotel. Perché è un lavoro sul quale devono essere spesi istanti.
Innanzitutto è un disco lunghissimo ed impegnativo, quasi un romanzo di formazione, composto da dodici capitoli musicali collegati tra loro da un filone logico e temporale indissolubilmente criptico, che ha come motivo principale l’amore. Sono canzoni dedicate, magiche ed emotivamente strazianti, che ci permettono però di recuperare quello spazio tra pensiero ed azione che, a causa di una mancanza di una definita prospettiva, sono andati persi. È così in Una nuova innocenza, singolo promosso a lanciare l’intero disco, pezzo che si basa su ripetizioni vocali, assonanze e un’ipnotica linea di basso. Immaginate di scavare una buca con le mani in un campo incolto, dopo la pioggia, su una collina avvolta dalle nuvole.Nuovosonettomaoista è forse l’unico episodio evasivo dell’album, una critica rassegna stampa sulla mediocrità dell’epoca moderna. Si ritorna educatamente ed in punta di piedi, con Avenida silencio, Life e Feed the distraction, a contaminare parole, lingue e pronunce. Si possono macinare chilometri alla ricerca del successo e della realizzazione, ma alla fine si ritorna sempre a compiere gli stessi gesti da sabato sera e dimenticandosi il caffè sui fornelli la domenica mattina. Non c’è filantropia, invece, in Stefan Zweig: una chitarra acustica accompagna la desolazione che attanaglia l’essere umano alla continua ricerca di un luogo dove poter crescere, fisicamente ed intellettualmente. Una ricerca che non permette nemmeno di avere sete, di saziare gli istinti primordiali. Frugalità in Orlando, nella quale le domande si accavallano ed il tempo viene scandito da impietosi violini. Alla fine, però, trionfa l’amore: “Cosa è la vita invece, se non amarsi, cosa è la vita se non proteggersi? È un nuovo giorno, il giorno in cui avrò cura di te”. Piccola pornografia urbana è un complesso puzzle di puro stampo new-wave, ritmato e incredibilmente Milano anni ’90. Sempiterni sguardi e primati chiude il romanzo parlando di una notte che si sforza a non finire. Paolo Benvegnù fa parte di quella linea di cantautori che, come Giorgio Canali, dopo aver militato e lottato in gruppi che vent’anni fa scandirono il tempo del rock italiano, si ritirano in una personale meditazione sonora che non fa altro che creare un vero e proprio nuovo genere musicale. Un genere che non è nient’altro che cultura ed esperienza vissuta. Per fortuna. Andrea Vecchio
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