Il primo
disco di Luca D’Aversa, omonimo, esce per Sunny Bit e probabilmente è destinato
a fare breccia nei cuori dei più. Sì perché la ricetta è semplice e genuina:
undici tracce di cantautorato italiano leggero e melodico che si esprimono testi
leggiadri e rilassanti.
Non a caso Troppo poco, canzone con la quale si
apre l’album, è stata scelta nella colonna sonora di Confusi e felici,
commedia italiana “politically correct” appena uscita nelle sale
cinematografiche. Insomma, sembra andare tutto bene, per il giovane artista
romano.
Addentrandoci nel disco, però, non si
viene catturati all’istante. I brani sono ovviamente orecchiabili sin dal primo
ascolto, e dopo la pace della sovracitata Troppo poco l’atmosfera si fa
più variegata ed esagitata con Margherite. Anche Non mi lamento la
vedrei bene in una colonna sonora di una commedia italiana, magari sul lavoro o
su un fallimento universitario. Ma non bisogna farsi compromettere
dall’ammiccante musicalità del mainstream di Confusi e felici : in questo
lavoro Luca D’Aversa si impegna al massimo a dare al suo primo full-lenght
un’impronta del tutto personale e veritiera, in modo sicuramente sagace ed
appariscente ma senza mai strabordare o cadere nell’ovvio. Anche a livello
musicale, se si ascoltano attentamente Su di una nuvola (a mio parere il
brano più bello dell’intero album) o Barattoli, verace ed intelligente
ballata indierock che ha come tema la marmellata e le caramelle. Ammiccamenti a
Brel ne Il bagaglio, dove i ritmi sono scanditi da una sapiente parte
vocale tutta incentrata sul pronome personale “io”.
Luca
D’Aversa ci fa ascoltare, quindi, un disco sicuramente scritto e strutturato per
farsi piacere ma non per questo privo di sincerità e buoni, anzi buonissimi,
spunti. Non è però un disco che si mette nell’mp3, non c’è nessun episodio
aggressivamente incalzante che faccia scoccare la scintilla. Ma siamo solo agli
inizi, credo. Andrea Vecchio
Nessun commento:
Posta un commento