Siamo arrivati al punto che un coetaneo dei Ministri deve sentirsi a disagio per l'entusiasmo provato nel recensire il nuovo disco di un gruppo che reputa valido. Per essere probabilmente dopo genitori e zii il più vecchio tra coloro che seguono la band, in mezzo ad una folla esaltata di età compresa tra i quattordici e i venticinque anni. Cultura generale (Godzillamarket / Warner music) è il quinto album per il trio milanese e i contenuti di cui parlare ci sono e sarebbero pure validi.
Innanzitutto Berlino. Le registrazioni sono state effettuate nello Schaltraum studio, situato nella monumentale Funkhaus, mastodontico complesso di edifici che fu sede della radio pubblica della Germania Est. Un posto così grande da perdersi o potercisi nascondere. Un posto dove potersi creare la propria capanna in cui giocare in libertà. Gordon Raphael, che fu produttore degli Strokes, ha piazzato qualche microfono qua e là e ha catturato l'anima del power trio. Quella che nelle precedenti produzioni, italiane, era stata fin troppo rielaborata e portata verso altri lidi. E per la prima volta gli aridi suoni della band, spesso fonte di odio più che di amore, si scoprono non solo tollerabili ma perfino gentili se il disco viene semplicemente suonato da trio, con gli opportuni spazi vuoti e qualche piccolo trucchetto, forse banale eppure mai utilizzato dalla band. Ad esempio un basso che "fa il basso", che si occupa delle frequenze basse come nel rock anni '60 e '70. Ci accorgiamo finalmente che nei Ministri le quattro corde ci sono e sanno anche fare delle belle cose (ma perché non accorgersene prima?). Il comparto ritmico è solido, appoggiato da una batteria minimale. Il resto lo fa Dragogna ma senza dilungarsi troppo su suoni ed effetti. Un suono che è funzionale alle canzoni, per un album "bello e ruvido, come Berlino". C'è un assolo di chitarra, nel brano Le porte, è pure carino ma è basso nel mix, perché non serviva spararlo a tutto volume. E' questa la logica di un disco dal suono corposo, pastoso, con delle dinamiche bellissime. Idioti parte quasi sottovoce e poi esplode. Un inno feroce e non inferiore a quelli dei dischi precedenti. La canzone più bella dei Ministri? Sì, forse lo è. Se si ha qualcosa da dire e qualcuno contro cui inveire si può essere incazzati ed incisivi anche a trentatré anni. In un album intriso di libertà c'è per Davide Autelitano, voce del gruppo, la possibilità di ritagliarsi spazio compositivo in ben tre brani: oltre alla già citata Le porte, anche in Sabotaggi e Il giorno che riprovo a prendermi, tutte tracce introspettive sebbene forse un po' criptiche. Al contrario, c'è la possibilità per Dragogna di divertirsi in due tracce più leggere del solito, come Macchine sportive e Vivere da signori. C'è la prima, timida, minimale, canzone d'amore dei Ministri: Lei non deve stare male mai. In terza persona perché c'è ancora un po' di distacco, per un concetto di amore come rinuncia di sé, che molti non comprendono neanche in tutta la vita, figurarsi come possono (senza offesa) comprenderlo i fan quattordicenni. Non è a loro che sono destinati i contenuti del disco, è chiaro già dal primo brano, Cronometrare la polvere, che fa piazza pulita di tutto ciò che è ormai solo uno sterile ripetersi di azioni. Qualcosa che si capisce solo quando si cresce. Ci sono i singoli Balla quello che c'è, il cui tema potrebbe essere l'instabilità di questi giorni, ed Estate povera, brano bucolico, splendido, sulle vacanze alternative alla scoperta dei luoghi campestri di cui è piena l'Italia, per accorgersi di una natura che ha molto da dire quando si è da soli o per qualche ragione non si segue il turismo di massa. C'è Cultura generale, una sorta di requiem con Gordon Raphael al piano e in qualche verso la voce di Dragogna, che in questo album canta parecchio ed anche nei cori si fa sentire più del solito. C'è la ballatona melodica, Io sono fatto di neve, con un doppio senso probabilmente voluto, poiché il brano parla dell'accettazione delle fragilità dell'uomo normale. C'è perfino il riferimento esoterico in copertina, col rettile/illuminato (pare che Dragogna avesse un serpente di nome Ratzinger). Ci sono un sacco di cose da trentenni e non da quindicenni. Gli Idioti sono quelli che denigrano tutto ciò perché vogliono vivere male e trascinarci giù con loro. Siamo noi quelli normali. Marco Maresca
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