16 dicembre 2015

Mainstream di Calcutta, un album da non smettere mai di ascoltare

Mainstream è uno di quei dischi che non smetterò mai di ascoltare. Magari passeranno mesi, in futuro, nei quali potrò anche farne a meno, ma ad un certo punto mi ritroverò a pensare di volere riascoltare qualcosa di Calcutta, l'autore, qualcosa di questo album. Il lavoro è curato da Bomba Dischi, label laziale che non pubblica dischi tanto per pubblicare o perché il gruppo tiri, no. I ragazzi dimostrano ormai da anni di intendersi di musica, tralasciando voghe e bisogni.

Si inizia con Gaetano, un’arresa e cinica canzone che tutto ad un tratto si mette a urlare. Cosa mi manchi a fare segue riprendendone le linee di pianoforte, accelerandole e mischiandole alle tastiere. La canzone è fantastica e parla di un ragazzo che, essendo stato lasciato dalla propria fidanzata, si accorge di dover ritornare a compiere le stesse monotone azioni di sempre, come camminare. I riferimenti geografici sono città italiane, e come nel lavoro precedente (Pomezia, ascoltatevi Pomezia per favore), datato 2012, “Forse”, questo Mainstream ne è pieno: Pesaro è descritta come una donna intelligente e, anche se a Pesaro non ci sono mai stato,  gli credo. Come gli credo se mi dice che le olive siano buone, anche se non greche. Dopo una breve pausa Edoardo torna a segnalarci un riferimento geografico e lo fa con Milano . Quante canzoni avete ascoltato su Milano? Io personalmente troppe. Quella di Calcutta è una rappresentazione lunga ma armonica, che non divaga e rimane incentrata tutta su ciò che per lui rappresenti questa città: un ospedale. Limonata,  come Gaetano ma questa volta senza chitarra , si mette a urlare dei genitori di lei, una  madre che va a Medjugorje e un padre che ascolta de Gregori. Messi in rima ovviamente. Geniale. Frosinone è, manco a dirlo, la mia preferita. Ad un tratto la presa di coscienza che i tempi siano cambiati dopo una vita di serate fuori è data dal fatto che sia stato eletto Bergoglio e che i gialloblu ciociari giochino in serie A. Del verde passa lenta e faticosa come una passeggiata al mare durante un acquazzone. E poi parla di legna che riscalda e soldi prestati. È una canzone morbida e soffusa, anche quando i soldi prestati entrano a far parte del ritornello. Dal verme, elettronica e difficile, è forse un omaggio al famoso circolo romano o, perchè no, anche al famoso teatro.
Non è un disco facile. Non è un disco da ridere, non è un disco da far finta di capire.
 Ecco, questa è la mia recensione di Mainstream, ultimo disco di Calcutta. È non è stato facile scriverla. Andrea Vecchio

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