A volte un disco può farti conoscere il mondo. Questo è quello che accade con Flores di Iacampo, un album che suona come un diario di bordo messo in musica. Le esperienza vissute si accumulano canzone dopo canzone e alla fine ci si affeziona al protagonista, al suo viaggio e a tutte le comparse, gli incontri casuali e le avventure della sua vita.
Un disco cantautorale folk con incursioni etniche qua e là (Palafitta). Due due due rimanda alle sonorità spensierate dei Tre Allegri Ragazzi Morti, mentre Come una goccia, ricca di poesia, ha un piglio più bersaniano. All’interno del disco risuonano in lontananza gli echi del miglior Celentano. Ottima scelta l'inserimento del violoncello e del sax ad impreziosire giri di chitarra spesso scarni - da non intendersi con accezione negativa.
Non si tratta certo di un disco innovativo ed unico nel suo genere, ma la consapevolezza stilistica, la maturità compositiva e la capacità di scrivere testi immaginifici, lo rendono in grado di ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto nel panorama indipendente italiano.
Resta solamente da affinare una maggiore originalità che lo discosti dal "già sentito", per sbocciare definitivamente ed essere colto, e accolto, dal grande pubblico. Giuseppe Musto
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