E’ passato poco più di un anno da
Petali, l’album con cui ho conosciuto artisticamente Gian Luca Mondo. Intriso
di blues, ma capace di andare oltre con le sue bizzarrie sonore e liriche, il
disco era l’ennesimo episodio di una carriera intensa divisa fra musica e
poesia, e questo Malamore arriva improvviso ed inaspettato a rimpolpare il
carnet delle sue produzioni. Un disco punk nell’animo, scritto e registrato con
urgenza e che sposta più in alto l’ideale asticella da superare: ma sarà
riuscito a saltarla?
Se Petali aveva episodi bizzarri,
Malamore fatica a non averne. Già la metrica ondivaga dell’iniziale Malamore sta con te, coadiuvata dal
piano e da chitarre elettriche noise lasciate in secondo piano, dipinge un
quadro che si fa fatica a decifrare al primo ascolto, e di cui fanno parte
tanto lo scarno blues chitarristico de La
canzone del baio quanto quello pianistico da saloon di Anticanzone, il profluvio di feedback di Lamento di Berzano come l’intimismo voce-piano della conclusiva VagaMondo. Testi intensi come quello di Ringraziamento si alternano a liriche
dirette ma poco ispirate come quelle di Blues
del doppiopetto (in cui c’è spazio per un’autocitazione della piacevole Istruzioni per lipe del precedente
disco), le rime ogni tanto vengono abbandonate con effetto straniante, aleggiano
su tutto distorsioni tenute a freno in sottofondo anche quando ti aspetti di
sentirle prendersi la ribalta (Soltanto
per pazzi chiede a gran voce di far esplodere fragorosa la chitarra metal
che accompagna sorniona un piano vivace, ma non viene accontentata a livello di
volume)...eppure da tutto questa confusione ne esce un lavoro in cui si
distingue una linea unica, condivisibile o meno. Un disco capace di farsi
perdonare i passi falsi con la genuinità sentimentale dei falsetti di Lettera cattiva, voce e chitarra
semplice semplice, o con l’intensità di una Van
Gogh blues in cui più che l’arpeggio acustico continuo sono i feedback
della chitarra elettrica a creare l’atmosfera, resa ancora più suggestiva da
liriche che espolrano gli ultimi istanti di vita di Cesare Pavese.
Questa nuova fatica di Gian Luca
Mondo è più scarna e genuina del disco che l’ha preceduta, eppure Malamore è
paradossalmente un album più difficile da digerire. E’ probabilmente in questa
mancanza di freni inibitori verso il proprio estro che si ravvisa quell’anima
punk sbandierata nel comunicato stampa, e se la missione era quella di rendere
coesi frammenti così diversi fra di loro, sussurrati con voce roca od ululati
in falsetto, allora possiamo festeggiare il sucesso: ma la genuinità non basta
a rendere grande un album, ed invece del disco della maturazione mi ritrovo per
le mani l’ennesima mutazione di un artista interessante ma che non mi ha ancora
colpito nel profondo quanto sembra poter fare. Stefano Ficagna
Tracklist:
1. Malamore
sta con te
2. La
canzone del baio
3. Van
Gogh blues
4. Blues
del doppiopetto
5. Soltanto
per pazzi
6. Ringraziamento
7. Anticanzone
8. Lamento
di Berzano
9. Lettera
cattiva
10. VagaMondo
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