15 dicembre 2015

Il Malamore di Gian Luca Mondo, cantautore infaticabile

E’ passato poco più di un anno da Petali, l’album con cui ho conosciuto artisticamente Gian Luca Mondo. Intriso di blues, ma capace di andare oltre con le sue bizzarrie sonore e liriche, il disco era l’ennesimo episodio di una carriera intensa divisa fra musica e poesia, e questo Malamore arriva improvviso ed inaspettato a rimpolpare il carnet delle sue produzioni. Un disco punk nell’animo, scritto e registrato con urgenza e che sposta più in alto l’ideale asticella da superare: ma sarà riuscito a saltarla?

Se Petali aveva episodi bizzarri, Malamore fatica a non averne. Già la metrica ondivaga dell’iniziale Malamore sta con te, coadiuvata dal piano e da chitarre elettriche noise lasciate in secondo piano, dipinge un quadro che si fa fatica a decifrare al primo ascolto, e di cui fanno parte tanto lo scarno blues chitarristico de La canzone del baio quanto quello pianistico da saloon di Anticanzone, il profluvio di feedback di Lamento di Berzano come l’intimismo voce-piano della conclusiva VagaMondo. Testi intensi come quello di Ringraziamento si alternano a liriche dirette ma poco ispirate come quelle di Blues del doppiopetto (in cui c’è spazio per un’autocitazione della piacevole Istruzioni per lipe del precedente disco), le rime ogni tanto vengono abbandonate con effetto straniante, aleggiano su tutto distorsioni tenute a freno in sottofondo anche quando ti aspetti di sentirle prendersi la ribalta (Soltanto per pazzi chiede a gran voce di far esplodere fragorosa la chitarra metal che accompagna sorniona un piano vivace, ma non viene accontentata a livello di volume)...eppure da tutto questa confusione ne esce un lavoro in cui si distingue una linea unica, condivisibile o meno. Un disco capace di farsi perdonare i passi falsi con la genuinità sentimentale dei falsetti di Lettera cattiva, voce e chitarra semplice semplice, o con l’intensità di una Van Gogh blues in cui più che l’arpeggio acustico continuo sono i feedback della chitarra elettrica a creare l’atmosfera, resa ancora più suggestiva da liriche che espolrano gli ultimi istanti di vita di Cesare Pavese.
Questa nuova fatica di Gian Luca Mondo è più scarna e genuina del disco che l’ha preceduta, eppure Malamore è paradossalmente un album più difficile da digerire. E’ probabilmente in questa mancanza di freni inibitori verso il proprio estro che si ravvisa quell’anima punk sbandierata nel comunicato stampa, e se la missione era quella di rendere coesi frammenti così diversi fra di loro, sussurrati con voce roca od ululati in falsetto, allora possiamo festeggiare il sucesso: ma la genuinità non basta a rendere grande un album, ed invece del disco della maturazione mi ritrovo per le mani l’ennesima mutazione di un artista interessante ma che non mi ha ancora colpito nel profondo quanto sembra poter fare. Stefano Ficagna

Tracklist:
1.       Malamore sta con te
2.       La canzone del baio
3.       Van Gogh blues
4.       Blues del doppiopetto
5.       Soltanto per pazzi
6.       Ringraziamento
7.       Anticanzone
8.       Lamento di Berzano
9.       Lettera cattiva

10.   VagaMondo

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