Passano gli anni, cambiano le
cose, eppure io rimango sempre affascinato dalla genuinità. In questo caso
quella dei Soundeep, di cui mi capita per le mani l’ep con la richiesta di
recensione scritta sul cartonato protettivo. A me basta una cosa del genere per
decidere all’istante che una band vada recensita, e mi va bene che non mi s’incula
nessuno se no adesso mi spedivano tutti dischi con le peggio cose come
presentazione (anche nel caso qualcuno decida di farlo mi spiace: l’indirizzo
di spedizione non è il mio). Avrebbero potuto fare grindcore, metal o pop
elettronico i Soundeep, invece The shades of all your eyes è un disco di
hardcore (semi) melodico come non ne sentivo da tempo e, guarda un po’, è pure
bello.
L’originalità non è il punto di
forza della band, che così ad occhio potremmo definire come una sorta di No use
for a name riempiti di steroidi, con in più una voce dal piglio alla Olly degli
Shandon. Il fatto è che l’insieme funziona, ha grinta, varia la formula base
quel tanto che basta a rendere accattivante ogni brano e, dulcis in fundo,
spinge sul pedale della cattiveria sonora abbastanza da renderli attuali e non
una band per nostalgici che rimpiangono il pogo ai concerti degli Skruigners
(nome preso a casa dalla lista dei lividi del sottoscritto). Un esempio? Il
break che anticipa il finale di Alliance,
fulmicotone puro.
C’è spazio un po’ per tutto nelle
sei tracce dell’ep, dal cambio di ritmo continuo e trascinante di Gray days light alla melodia malinconica
di Things I’ll never forget,
racchiusi in un contenitore che si apre e chiude in maniera più classica e di
genere, rispettivamente con Field of
discontent e Teardrops. Plauso
necessario per Now and again, che
dopo un’energica cavalcata piazza un finale più solare che sta fra il punk
hardcore anni 90 e l’attuale ondata emocore nostrana, dimostrando ancor di più
quanto i Soundeep siano capaci di prendere dalle proprie influenze quanto serve
senza rimanervi ancorati.
Un tuffo nel passato, insomma, ma
che sembra tale solo in apparenza. I Soundeep macinano note con energia e
sicurezza, tecnicamente ineccepibili e musicalmente accattivanti. Se un appunto
va fatto riguarda i piatti della batteria fin troppo alti ed in alcuni punti
fastidiosi, ma è un dettaglio da rompicoglioni che mi voglio concedere per
stemperare un minimo gli entusiasmi: The shades of all your eyes è un buon
esordio, ma ci sono ampi margini per rendere il progetto ancora più personale e
lasciare un’impronta importante in un panorama punk rock nazionale che vive
ormai da troppi anni delle stesse vecchie glorie. Stefano Ficagna
Tracklist:
1. Field of discontent
2. Gray days light
3. Things I'll never forget
4. Alliance
5. Now and again
6. Teardrops
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