Esce per La Tempesta dischi il nuovo album di Claudio Lolli, grande artista legato indissolubilmente alla Bologna degli anni '70. Nel nuovo disco, realizzato anche grazie al crowdfunding, il cantautore è accompagnato dagli Zingari felici, cioè gli strumentisti appartenenti al Collettivo anonimo musicisti di Bologna, che lo seguirono nell'epica impresa del concept album Ho visto anche degli zingari felici, disco per il quale Claudio Lolli è ancora ricordato. Tra il nuovo album e l'illustre predecessore ci sono però forti differenze. La ribellione degli anni '70 si esprimeva con toni drammatici e cruenti ma sottendeva comunque un messaggio di speranza. I testi odierni esprimono, piuttosto, un rimpianto. Com'è inevitabile che sia, essendo nel frattempo trascorsa un'intera vita, ed essendo profondamente mutata la società.
Musicalmente le composizioni sono certamente meno articolate che negli anni '70, ma d'altronde quella era l'epoca del rock progressivo, un po' barocco a volte, ed è inevitabile oggi una maggiore semplicità, senza per questo mancare d'effetto. Spicca molto il lavoro di Danilo Tomasetta al sassofono, ma anche gli altri musicisti suonano sempre in modo funzionale alle immagini evocate nelle canzoni. E' infatti un album molto immaginifico, come è evidente dal notevole artwork a cura di Enzo De Giorgi, nel quale le illustrazioni sono legate alle tematiche dei singoli brani. Il mondo multietnico e ricco di interiorità incomunicabili nell'autobus dell'iniziale Il grande freddo. I sogni e le cadute di una donna in Principessa Messamale (notevoli gli inserti di chitarra a cura di Roberto Soldati). Il ricordo dell'amore di tutta una vita in 400000 colpi, che nel testo cita Jean-Pierre Léaud, protagonista del film di Truffaut I quattrocento colpi. Forse 400000 colpi, col suo incedere un po' francese, un po' alla Serge Gainsbourg, risulta essere il brano migliore del disco. Un altro brano significativo è Non chiedere, in cui è evidente la disillusione nei confronti di un mondo indecifrabile, privo di risposte e di sogni. L'antitesi, purtroppo, di quel fermento degli anni '70 dal quale comunque emergeva una certa speranza. Ma il pianoforte, molto preciso e vibrante, a cura di Pasquale Morgante, e lo splendido connubio col sax di Danilo Tomasetta, donano al brano un'atmosfera dolce e sognante, che ci fa capire che la vita vera è questa, disillusa ma autentica, e non vi si può sfuggire. La finale Raggio di sole, recitata, ricorda un po' i Massimo volume. Gli altri brani sono più classici, forse quello che si avvicina di più al Claudio Lolli che conosciamo è Sai com'è, che cita il Partigiano Giovanni e la sua lettera alla moglie Nori. E' ovvio che l'età anagrafica comporta dei cambiamenti. Questi cambiamenti troppo spesso portano gli artisti a "sedersi", in tutti i sensi. Per Claudio Lolli non è stato così: l'asperità si è trasformata in dolcezza. L'analisi della società trovava risposte politiche, ora invece i personaggi non trovano risposte ma non le cercano neanche e nei momenti di sconforto si aggrappano all'interiorità e ai ricordi. Personalmente una cosa che ho particolarmente apprezzato nei testi di questo album è la riflessività, la ponderazione: Claudio Lolli è come sempre verboso ma le parole sono scelte bene, sono meno del solito e quindi risultano più incisive. Nei mitici anni '70 erano, invece, davvero troppe. Che bello constatare che con l'avanzare dell'età si possono affinare le proprie qualità. Marco Maresca
Tracklist:
1. Il grande freddo
2. La fotografia sportiva
3. Non chiedere
4. 400000 colpi
5. Sai com'è
6. Gli uomini senza amore
7. Prigioniero politico
8. Principessa Messamale
9.Raggio di sole
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