La recensione dell’ultimo disco dei MasCara, intitolato Lupi, mi prende in un momento ottimo nei confronti della new wave. Grazie infatti a gruppi come Havah e Decades / Failures, che stanno rivisitando il genere in chiave punk e senza andare fuori percorso con sperimentazioni, ho sotterrato l’ascia nei suoi confronti.
Il quintetto lombardo, comunque, fa il resto. Lupi è infatti un ottimo disco, corposo e coerente. Dodici tracce che parlano di bar, sangue, paesaggi, paure; ma che soprattutto suonano riflettendo perfettamente ciò che i MasCara sono: dei ragazzi che suonano musica.
Non si nascondono dietro ad un genere che va proposto solo perché ora sta tornando di moda, la loro musica è rivelatrice e schietta. Prendiamo per esempio Isaac, il quarto brano del disco: è pura descrizione, puro noir e pura freschezza.La voce è adulta ed impastata, gli effetti sono ben dosati e, qualità maggiore, non rappresentano il tratto più importante del complesso sonoro, scadendo in pura caducità ornamentale. Barricate ne è un esempio lampante, giocando liberamente con fruscii, mezze note e frastuoni saggiamente accennati. Lupi, la canzone che dà il nome all’album, è forse un po’ troppo scontata e smentisce aspettative troppo elevate. Il brano che la precede, però, Laica, è un’intraprendente promenade tra atmosfere british e violenza.Dando un’occhiata alla discografia di questi MasCara, infine, risalta la densità delle loro pubblicazioni: dal 2011 non smettono un attimo di registrare e creare. Speriamo non si facciano compromettere troppo presto dall’ormai scontato canovaccio musicale fatto di scarpe lucide e barbe curate che sta corrompendo ormai inesorabilmente le sale di tutta Italia. Andrea Vecchio
Il quintetto lombardo, comunque, fa il resto. Lupi è infatti un ottimo disco, corposo e coerente. Dodici tracce che parlano di bar, sangue, paesaggi, paure; ma che soprattutto suonano riflettendo perfettamente ciò che i MasCara sono: dei ragazzi che suonano musica.
Non si nascondono dietro ad un genere che va proposto solo perché ora sta tornando di moda, la loro musica è rivelatrice e schietta. Prendiamo per esempio Isaac, il quarto brano del disco: è pura descrizione, puro noir e pura freschezza.La voce è adulta ed impastata, gli effetti sono ben dosati e, qualità maggiore, non rappresentano il tratto più importante del complesso sonoro, scadendo in pura caducità ornamentale. Barricate ne è un esempio lampante, giocando liberamente con fruscii, mezze note e frastuoni saggiamente accennati. Lupi, la canzone che dà il nome all’album, è forse un po’ troppo scontata e smentisce aspettative troppo elevate. Il brano che la precede, però, Laica, è un’intraprendente promenade tra atmosfere british e violenza.Dando un’occhiata alla discografia di questi MasCara, infine, risalta la densità delle loro pubblicazioni: dal 2011 non smettono un attimo di registrare e creare. Speriamo non si facciano compromettere troppo presto dall’ormai scontato canovaccio musicale fatto di scarpe lucide e barbe curate che sta corrompendo ormai inesorabilmente le sale di tutta Italia. Andrea Vecchio
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