A volte capita che arrivino alla
mia attenzione da recensire proprio i dischi che vorrei ascoltare. Mi era
capitato tempo fa con Johnny Mox, mi è capitato nuovamente con i qui presenti
Mush, ovvero la risposta alla domanda “che fine hanno fatto i componenti dei
Kaleidoscopic”? Dalla band aretina (recuperate il loro purtroppo unico album
Onironauta) arrivano infatti tutti e tre i componenti di questo nuovo progetto
che, abbandonate le sonorità massicce e stordenti, si focalizza su un
punk-emocore ad alta velocità ma con suoni decisamente più morbidi.
Gli arpeggi dell’iniziale Aspettando Godot lasciano già presagire
questo stacco netto dal passato, la voce urlata e mantenuta al di sotto degli
strumenti anche, mentre il basso martellante fa da trait d’union e si carica
gran parte del lavoro energico sulle spalle. E’ strano dirlo ma un gran numero
di brani suona come se i Mush tenessero il freno a mano tirato, con gli sfoghi
distorti dei ritornelli che nella traccia iniziale ed in Non è più agosto durano troppo poco, mentre in Vona l’interessante atmosfera lenta e cadenzata che si viene a
creare nelle strofe viene dispersa in ritornelli troppo spenti. La chitarra si
relega spesso al ruolo di raffinamento dei brani, con arpeggi e riverberi che
rendono arioso il tutto, ma questa scelta non è sempre azzeccata e, complice un
cantato funzionale al genere ma poco incisivo, finisce per far perdere potenza
ad un disco che, paradossalmente, lascia ben di rado riposare il batterista.
Da Sospeso nel vuoto, canzone che con un po’ di fuzz in più sarebbe
potuta appartenere ai Mudhoney, le cose si fanno più interessanti, con E’ lunedì a caricarsi di quel
testosterone che serviva. Chitarra finalmente
graffiante, basso e batteria sempre perforanti, note delicate qua e là sul
finale ad impreziosirne, senza sminuirla, la potenza: Dove è la fine ci aveva già provato a caricare allo stesso modo ma
calcando molto sulla velocità e poco sulla fantasia, Autunni sbiaditi lo fa (bene) alternando momenti di calma a sfoghi
comunque solari, ma non riescono a raggiungere lo stesso livello della canzone
precedentemente descritta.
Un capitolo a parte lo merita Tutto (o quasi), traccia che sembra
pescare dal disagio post grunge ma si trasforma, col solo inserimento di una
chitarra che spalma accordi dilatati sull’arpeggio già presente, in un brano
che sa di polvere e vecchi saloon. Particolare ed azzeccata, la classica
canzone che non c’entra niente col resto ma che, se fatta bene come in questo
caso, aggiunge una sfumatura in più.
Ha bisogno di più ascolti per
convincere questo esordio dei Mush, soprattutto se si è reduci da quel
frastuono libidinoso che è stato il precedente progetto. Al di là dei paragoni
sembra non far bene alla band l’adeguarsi, vocalmente e con suoni spesso troppo
leggeri della chitarra, a cliché dell’emocore che ne smorzano l’originalità ma,
per fortuna, non ne sminuiscono totalmente l’impatto sonoro. Stefano Ficagna
Tracklist:
1. Aspettando Godot
2. L'inverno
3. Dov'è la fine?
4. Non è più agosto
5. Vona
6. Sospeso nel vuoto
7. E' lunedì
8. Tutto (o quasi)
9. Autunni sbiaditi
10. Il mio grido più forte
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