10 luglio 2017

Dubbi e atmosfere cupe nell'esordio dei PoveroAlbert

Ma è tutto ok, sentenziano i Poveroalbert nel titolo del loro disco, una frase che fa capire l’esatto contrario già in quel “ma” iniziale, sintomo di qualcosa che non va. E’infatti tutto tranne che allegro il viaggio sonoro che si intraprende in questi nove pezzi, divisi fra una timida propensione elettronica, distorsioni che graffiano nei punti giusti e inaspettati arpeggi dal retrogusto math.
Che il mix sia curioso ed affascinante non ci sono dubbi, e anche se alcuni pezzi puntano più su una propensione che sull’altra (l’iniziale Intro, strumentale, è probabilmente il pezzo più frenetico e potente del disco) è l’equilibrio che regna sovrano, pendendo di qua e di là ma senza mai esagerare.

Ecco così che Disparirò si divide equamente in tre fasi distinte, in un crescendo che parte da un tappeto elettronico fin troppo minimale, si colora di percussioni ed arpeggi ed esplode prima di lasciare alla chitarra elettrica l’incombenza di un arpeggio armonicamente interessante ma coadiuvato in maniera non ottimale da una batteria con scarsa fantasia. Pregi e difetti, che emergono anche nel resto del disco.
Il binomio composto da Canzone per la tua sicurezza e dalla traccia senza titolo seguente è emblematico da questo punto di vista. L’arpeggio pacato di chitarra della prima è interessante e funzionale all’atmosfera, ma non basta a reggere interamente un brano che non trova nella voce sussurrante un valido appoggio, e si anima solo nei punti in cui gli altri strumenti arrivano a sorreggerli con interessanti incroci adagiati su un tappeto percussivo dal sapore elettronico non troppo azzeccato; la seconda si apre con vagheggi elettronici new wave per poi tornare velocemente alle parti più ritmate della canzone precedente (di cui è concepita idealmente come chiusura), ma riesce a catturare veramente solo quando viene trascinata dal basso distorto in lidi più rock e sanguigni. Ade, al contrario, è probabilmente il brano che sfrutta meglio tutte le potenzialità in gioco, alternando cupe e minimali strofe elettroniche a ritornelli al fulmicotone che ricordano i migliori Subsonica, e altrettanto fa la seguente Un altro ade, pur prediligendo in questo caso le distorsioni e, soprattutto, dinamiche math rock negli arpeggi di chitarra che funzionano perfettamente nell’economia del pezzo (caratteristica sfruttata anche nell’altalenante Fallimento, dove rimanendo sui puliti dona curiose reminescenze dei mattissimi Io Monade Stanca). Avvolte, ballad elettronica sensuale ma fin troppo eterea, ed il progressivo agitarsi dell’ottima Non teme nulla chiudono un disco interessante ma ancora decisamente acerbo. Particolarmente il tappeto sonoro elettronico sembra in troppi punti scialbo e senza una vera identità, mentre le parti migliori risultano quelle dove tutti gli strumenti si gettano nella mischia, incastrandosi spesso e volentieri alla perfezione. Più energia e meno atmosfere evanescenti per il futuro insomma, e mai come in questo caso la potenza è tutt’altro che fuori controllo. Stefano Ficagna

Tracklist: 

1. Intro
2. Fallimento
3. Disparirò
4. Canzone per la tua sicurezza
5. ()
6. Ade
7. Un altro ade
8. Avvolte
9. Non teme nulla

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