Visualizzazioni, collaborazioni, teaser,
venti minuti di concertino: staccare il voucher dell'indie italiano è tutto
qui. Non riesco a farci nulla, provo risentimento e covo rancore, quando a
venir meno siano impegno e abnegazione. Si parla di "progetti", "ritorni",
"sperimentazione", ma in realtà stiamo parlando di musicisti inani e
per nulla perentori, di cui sicuramente non sentivamo il bisogno. Christaux è
un artista proveniente dall'esperienza degli osannatissimi Iori's Eyes che pubblica
un disco da solista, tutto qui.
Il lavoro, uscito per La Tempesta a fine
aprile, è un album opaco, poco affamato e drammaticamente tronfio. Dieci
canzoni ambientate in un androne che spazia su una scontata new wave ed un
inconsistente e basilare post rock, senza sussiego e senza un minimo di
arroganza. Ammiccante, forzatamente intellettuale, ottiene un risultato
pessimo, incapace persino di rimandi o testimonianze culturali efficaci.
"Ecstasy" è fondamentalmente tutto qui. Nemmeno i divertenti giri di
basso e la chiarezza della voce (meglio sparata e diretta che effimera e
trascinata) in Surreal, il brano più orecchiabile e piacevole
dell'intero lavoro, riescono a scalfirne l'opacità dei contenuti. The
fire vorrebbe essere Sigur Ròs ma non lo è, An ode to the
beast non restituisce il pegno pagato a causa di parti troppo
introduttive mentre Light year, invece, fa troppa confusione
tra onirico e Bauhaus. Human è molto anni '70 e lo spunto è
buono, ma il pezzo si perde tra la rarefatta incisività di un falso ritornello e
un pianoforte troppo ridondante, finendo così in uno sfocato vociare che perde
qualsiasi slancio iniziale. More than this, infine, è
una cantilena che va saltata a piè pari, complice il ribadire il titolo
all'infinito durante la sua intera durata. Sono brani veramente privi di
interesse, mi spiace.
Penso che il disco sia stato ideato,
inizialmente, come un'ode poco romantica al grigiore post-industriale e alla
decadenza di concetti e virtù quotidiani, ma il risultato è l'ennesima, spinta
pappardella scritta da chi preferisce vivacchiare sulla propria immagine e
sulla bassezza culturale in campo musicale del proprio pubblico che lasciare
una traccia cruda e vogliosa.
Chiudo con una domanda: non era già
abbastanza l'aver sopportato gli Iori's Eyes, a questo punto? Andrea Vecchio
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