Primo full lenght a lunga “gittata” per gli anconetani Yo sbraito, gruppetto emoviolence che è da un po’, a dire il vero, che bazzica la nostra penisola in lungo e in largo rotolandosi e picchiando per i palchi. Secondo altre aspettative, questo il titolo del lavoro, contiene dieci brani che vanno ascoltati per forza, perché questo è ciò che, secondo me, lo screamo italiano di questa seconda decade di secolo ha di meglio da proporre.
Le canzoni iniziano pesanti e prendono dai Page ninetynine le parti più dure e grezze, portandoci a rifugiarci in testi introspettivi e velati di angosciosa tristezza, cantati rigorosamente in italiano. L’influenza di Laquiete e Raein è spiccatamente rintracciabile nelle stoppate e nelle riprese ma anche negli stessi testi, sebbene gli Yo sbraito siano capaci di dare una malizia unica e vorace alle parti cantate. Laida e La fame dà coraggio ne sono un palpabile esempio: “Non vorrai scordare di dire. Altro che, laida te”. Alcuni brani partono davvero aggrovigliati in un concatenarsi di ritorni e arpeggi: sembra quasi che stentino a partire, sembra che ci vogliano lasciare con l’amaro in bocca, sembra che non vogliano picchiare. Ma è solo un’illusione. Ogni domanda ottiene risposta, ogni preludio viene saziato. Meritiamo il peggio è strumentale e lunatica, Pagine di memoria ha atmosfere palesemente Ebullition, votate cioè al crust e all’oscurità, A picco sul male è violenta e difficile con quel po’ di chugga chugga alla francese che finalmente torna a farsi sentire in un disco italiano. Insomma, questa coproduzione merita davvero il massimo sostegno. Blessedhands, 5feetunder, Dreamgorilla, Narvalo e un paio di altre etichette questa volta danno vita a un vero e proprio nuovo inizio. Visti dal vivo due annetti fa, chissà come suonano ora. Copertina lunatica e grafiche ineccepibili by Elzevira (Sonatine produzioni). Andrea Vecchio
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