Milano. Insomma, per un provinciale come me ha sempre rappresentato un qualcosa che “eh, è lì”. Ai tempi dell’università ci si arrivava coi treni, ora coi treni la si può persino trapassare, arrivando sino in provincia di Bergamo. La si racconta, senza saperlo. I Giønson, da bravi, l’hanno fatto coscientemente.
Il disco inizia con una risata. Hardcorone. Hardcorone beffardo ed insolente con suoni molto moderni ma anche vecchia scuola. E quindi, se la vecchia scuola milanese iniziava i dischi datati 1998 con gli intro jazz, perché non farla iniziare, quasi vent’anni dopo, con una risata? Gli Iron chic ci riuscirebbero? E i Touché amoré? Ci riuscirebbero di certo ma il risultato sarebbe più monotono ed entropico. Questo EP di debutto rappresenta la figata che tutti noi vorremmo ascoltare quando non riusciamo a rendere bene un concetto. Mi piace uscire quando fuori piove comprare delle cose andare al bar coi soldi che non ho , mi piace uscire quando non c'è il sole sedere al bar da solo guardare oltre il muro i vecchi e la città che se ne va. Eccola qui la Milano come la vediamo noi, che ci piace stare in provincia per insultare, capire e credere di svoltare. Musicalmente i giri, ovviamente, ci sono. E anche belli ignoranti, da esultarci su un po’ quando non segui il calcio ma hai sentito dire in giro che la squadra della tua città ha vinto qualcosa e ti lanci. Pare che ci sia un nuovo posto in città in una zona giovane, riqualificata. Quante volte ho pensato che l’aggettivo “riqualificato” sia una merda? Il termine “riqualificare” ha sempre significato un qualcosa di oppressivo, per me. E invece no, i Giønson te lo fanno sembrare accettabile, persino divertente, come se non fosse nemmeno riferito a un’area urbana da metterci le mani sopra. Ci toccherà è il riassunto di un film di Ferreri: deforme, inerme e violenta. E inizia anche con un bel girone di basso. “Prima o poi moriremo amico mio ci toccherà ma oggi proprio no voglio essere in forma quando esploderemo sul metrò”. Dedica alla Mamma Fratelli dei Goonies giusto per ricordarci il modo giusto di celebrare il cinema di culto e via verso la fine, vorticando. Otto minuti o giù di lì per un diamantino in sei tracce complete e dense. Con varia gente che ha suonato in vari gruppi che guai a voi se non conoscete. Andrea Vecchio
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