Ascoltare il nuovo album di
Nada mi ha fatto capire che questa ragazza degli Anni Sessanta è un'artista che
ha molto da insegnare. Con il suo Occupo poco spazio mi ha impartito una
lezione di vita che può farmi solo bene.
Rimettersi in
gioco... sempre... continuare a cercare l'essenza e guardare dritto avanti aprendo
nuove porte. Mai smettere di sperimentare.
Lei si lascia alle spalle con
disinvoltura il suo ieri e affronta con determinazione l'oggi proiettato nel
futuro. Il suo disco (dieci brani) poi potrà piacere oppure o no, ma questa
donna ha tutto il mio rispetto.
Violini, violoncelli, trombe,
chitarre, pianoforte e tanto altro ancora in questo lavoro in cui si sente una
sorta di ispirazione alla Bertolt Brecht.
Parte subito con parole che
fanno riflettere (se si ha voglia di farlo come sempre) accompagnate da un'alta
qualità musicale in La mia anima, per proseguire con il brano che dà il
titolo al disco in cui gli strumenti a corda scelti non sono casuali. Lei se ne
sta lì a raccontare una vita di sensazioni su questa musica perfetta... c'è
un'orchestra che appare e scompare tra
le tende rock.
Tutto l'album è un insieme di
ispirazioni musicali che si assemblano con maestria. La terrorista
inizia con un pezzo d'opera e poi una chitarra sincera e generosa accompagna
Nada nella sua drammatica recita ispirata da cruda realtà. Auguri, e di
nuovo un attacco di violino che ritma i versi e lo scandire del tempo. Un ensemble
orchestrale elegante e teatrale. C'è un bell'esempio operistico alla Brecht nel
brano Gente così, ma spazio anche all'alt rock di buonissima
fattura ne Il tuo Dio.
Orchestrali e Oriente Sulle
rive del fiume, il brano che chiude l'album usando la più semplice tra le
parole che concludono: Fine. Alessandra Terrone
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