17 aprile 2012

Gli Afterhours ce l'hanno duro? Padania è l'inconsapevole colonna sonora della fine di un'epoca

Gli Afterhours sono proprio fortunati, escono con un disco buono, ma decidono di intitolarlo Padania proprio nel momento dell'apice della crisi della Lega nord, scelta inconsapevole, per carità, maturata con oltre un anno di anticipo, ma sufficiente per tramutare questo album -ed ancor di più l'omonimo singolo- a colonna sonora della fine di un'epoca politica - quella del leghismo - tra le più buie di sempre, tra slogan xenofobi ed elettorato intortato ad arte al motto di "a casa nostra dobbiamo decidere noi".
Padania, più che questa situazione, descrive il retroterra culturale che l'ha favorita, un mondo individualista, di continua rincorsa ad avere più soldi, più potere, più successo, tagliato su misura per i forti. E la visione è cupa davvero, già dalla copertina: un cancello che si apre sul niente, o meglio su una pianura ghiacchiata che evoca desolazione. A tre anni dall’incursione sanremese di Il paese è reale (ennesima discutibile operazione con la quale la band ne coinvolge altre nella propria sfera di influenza, come fu nella seconda metà degli Anni Novanta per il Tora Tora Festival) il Paese è diventato improvvisamente brutto, quasi irreale: il disco racconta infatti il panico e il disorientamento, i facili entusiasmi e gli improvvisi avvilimenti di un'Italia che muore e deperisce, lentamente. La strada è già stata ampiamente battuta da altri, ma in questo caso, complice l'attesa per questo disco e  lo sfortunato momento leghista, il racconto sembra avere una forza comunicativa diversa. Ci troviamo di fronte ad un concept, nel quale si alternano episodi rock (Terra di nessuno, La tempesta è in arrivo) che riportano la band (finalmente) ai fasti di un tempo, ci sono poi ampie ballate (Costruire per distruggere) ed evitabilissimi messaggi promozionali che spezzano la narrazione del disco. Manuel Agnelli ha in parte modificato il suo approccio al canto (Giù nei tuoi occhi) e il disco si fa apprezzare per la varietà delle sonorità e degli arrangiamenti, Io so chi sono accarezza addirittura il funky-jazz, apprezzabile davvero.
Gli Afterhours hanno conquistato credibilità al punto di essere termine di paragone per il rock italiano, esempio di percorso discografico parallelo (stavolta autoprodotto), capaci di interpretare gli umori anche dei più giovani, che oggi invitano a non restare incastrati nelle maglie del web, come hanno dichiarato nella conferenza stampa per il lancio del disco: «La rete è un mezzo di aggregazione straordinario, ma spesso dà solo l’illusione della libertà, trattiene gli utenti sul divano di casa, rendendoli innocui. Scendete in strada, troviamoci nelle piazze, riconosciamoci, contiamoci perché è la presenza fisica la chiave di volta». Un messaggio già sentito nelle scorse settimane da più parti (vedi Capovilla che si cancella da Facebook, ndr) che sinceramente suona più come un'operazione di marketing che una reale convinzione. In fondo mica hanno spronato i giovani ad andare a Marcallo con Casone (dove di recente hanno inaugurato viale Padania "antico nome geografico") o a Novara (dove nella via dedicata al condottiero che non esiste, Alberto da Giussano, sorge un centro di accoglienza per extracomunitari e senza tetto) a sradicare i simboli di quella Padania che se non sarà prontamente e concretamente estirpata, rischia di diventare la tomba di quelle persone a cui gli Afterhours vorrebbero parlare, ma alle quali rischiano di rivolgersi solo con l'ennesima operazione di marketing. Al di là di questo rallegriamoci perché gli After sono tornati quelli di un tempo: magari aiutati dal viagra e dall'esperienza, usando uno slogan padano, possiamo dire che ce l'hanno di nuovo duro.... Roberto Conti 


Metamorfosi
Terra di nessuno
La tempesta è in arrivo
Costruire per distruggere
Fosforo e blu
Padania
Ci sarà una bella luce
Messaggio promozionale n°1
Spreca una vita
Nostro anche se ci fa male
Giù nei tuoi occhi
Messaggio promozionale n°2
Io so chi sono
Iceberg
La terra promessa si scoglie di colpo

2 commenti:

  1. Deduco che tu non ami gli Afterhours...

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  2. I fasti di un tempo...su questo sono d'accordo, piu' che aiutati dal viagra...forse da un ritorno importante!

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