22 novembre 2009

La musica di Moltheni ha un nuovo ingrediente. Riarrangiati tutti i pezzi della raccolta che segna 10 anni di carriera

Da un paio di giorni sul sito di XL si può ascoltare in anteprima Ingrediente novus, la raccolta che festeggia i dieci anni di carriera di Moltheni. Il disco uscirà nei negozi tra una settimana il 27 novembre. Si tratta di un cofanetto che contiene una selezione dei brani più rappresentativi tratti dai sei dischi che in questi anni ci ha regalato Umberto Giardini, due inediti e molto materiale video, tra live, clip e il documentario ‘Il frutto del fiume’ che lo stesso Moltheni ha realizzato.
Anche se il mercato del ricordo è floridissimo, questa non è un’operazione commerciale, ma un occasione per Moltheni di guardarsi indietro, di fare il punto della situazione, e di dare una nuova veste a quelle canzoni che hanno nel bene e nel male segnato la sua carriera. Ingrediente novus può essere letto come un autoritratto generazionale, come immagine di un manipolo di persone che dieci anni fa hanno scoperto la musica di Moltheni con In centro all’orgoglio o con Il circuito affascinante e da quel momento non l’ha più lasciata, prendendo possesso di sé, del proprio posto nel mondo con una colonna sonora di intima poesia, sempre in bilico tra la gioia e il terrore di far spegnere quel fuoco; ma questo cofanetto può anche essere interpretato come una possibilità di scoperta: le immagini del passato e del presente si sovrappongono e quanti si sono persi dieci anni nei quali Moltheni ha vissuto in una sorta di clandestinità musicale, potranno colmare questa ‘lacuna’, mi riferisco anche a quei giornalisti e critici che invece di affollare le giurie dei Premi che contano, dovrebbero ascoltare con più attenzione quello che di buono c’è in giro…
Ripercorrere i brani di questa ‘colonna sonora’ con un nuovo arrangiamento, per me, ha un sapore dolce-amaro: da una parte c’è il nuovo, un incedere sapiente ed equilibrato di arrangiamenti maestosi e vividi, dall’altra c’è la dimensione del ricordo, ma non è un ricordo a tutti i costi, qui non stiamo parlando della ricostruzione degli eventi della discografia moltheniana, ma della riappropriazione del loro valore.
Qualche parola sulle canzoni. Gli inediti sono Petalo, un brano da tempo proposto dal vivo che a quanto pare sarebbe dovuto essere il singolo di Forma mentis, il disco mai pubblicato di Moltheni: in questa nuova versione il brano è un’ariosa ballata che parla dei temi più tradizionali dello stile Giardini, l’amore e il rimpianto sono raccontati con visioni che trasformano la donna in un petalo che non ha profumo e l’uomo in un essere nauseante come un chewingum digiuno.
Poi c’è Per carità di stato, l’altro inedito: in questo caso siamo di fronte ad una canzone che descrive la mestizia in cui si trova la nostra povera patria… “che affonda, impedisce a chi vuol fare e poi… finisce in un Tg al tasto 4 del mio telecomando”, come chiosa lo stesso Umberto, con voce dolente.
I brani ripescati da Natura in replay sono riproposti in chiave dolcissima, Nutriente sembra una leggera ninnananna, In centro all’orgoglio è cantata in duetto con la brava Ilenia Volpe, Un desiderio innocuo trova nel nuovo arrangiamento piena compiutezza rispetto alla magrezza musicale del disco d’esordio.
C’è spazio anche per una nuova versione di Suprema che si spinge ancora più a fondo nel toccare le corde dei sentimenti, E poi vienimi a dire… vede il flauto di un ispirato Mauro Pagani (il disco è stato registrato presso le sue Officine meccaniche), La fine della discografia italiana, in chiusura di disco, non è altro che una versione strumentale di Eternamente nell’illusione di te… Speriamo non sia anche il preludio alla fine della discografia moltheniana, in giro ci sono anche questi rumors, che naturalmente ci auguriamo non trovino fondamento.
L’unico di cui non parlo volentieri è Vasco Brondi (Le luci della centrale elettrica) che a mio avviso rovina, cantandola, Zona monumentale. Brondi è così sopravvalutato che ogni parola in più detta finirebbe per portare acqua ad un mulino che altrimenti sarebbe arido. Al di là del suo bel disco di esordio non credo ci sia molto altro da dire, la sua interpretazione, per quanto efficace nel rendere la rabbia del brano, si commenta da sola.
Bravo Umberto, non hai mai guardato in faccia a nessuno e non sei stato compiacente, mai! Nemmeno questa volta! Roberto Conti

3 commenti:

  1. Ciao caro Roberto, ti ringrazio moltissimo per la tua bellissima recensione, sono felice che tu abbia apprezzato..

    Un caro abbraccio,
    Ilenia

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  2. assolutamente d'accordo su tutto, soprattutto sull'inascoltabilità della versione di ZOna monumentale. un brano stupendo stuprato da un sopravvalutatissimo non-cantante: vasco brondi

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  3. clap clap, bravo, concordo su tutta la linea.
    A Moltheni sia dato il premio Tenco d'ufficio

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