Ci sono frasi nelle canzoni dei
Malmo (si scrive con la O della città svedese, ma io sono ignorante e non so come si fa a metterla) che non bisognerebbe MAI giocarsi con una ragazza. Sono intrise di quel
romanticismo ingenuo che non funziona per un cazzo con chi qualche ferita l’ha
già avuta, e di prendersi subito per qualcuno proprio non ne ha voglia
soprattutto se, come me, le spareresti subito al secondo appuntamento e ti
tocca morderti la lingua per non sembrare un coglione come al solito. Le
possibilità sono due: Daniele Ruotolo becca poco come me, oppure ha capito che
frasi del genere te le puoi giocare nelle canzoni ma non nella vita reale, a
differenza del sottoscritto che invece vive come scrive (ovvero come se il
giovane Werther avesse scritto racconti allucinati invece di lettere d’amore).
C’è una terza possibilità, cioè che abbia trovato solo ragazze che CI CREDONO
PERCHE’ ESISTE DAVVERO L’AMORE, ed in quel caso gli chiederei gentilmente come
fa a richiamare questi fantomatici unicorni. Scusate l’ennesima parentesi cazzi
miei, i bei dischi mi fanno questo effetto.
Perché Manifesto della chimica
romantica è un gran bel disco, e sono contento che una improbabile casualità me
l’abbia fatto arrivare fra le mani pochi giorni dopo averli visti dal vivo al
concorso Sotto il cielo di Fred (che Bongusto! Ahah! Orribile). Già quei due
pezzi mi avevano incuriosito, e le dieci tracce qui racchiuse sono una bella
conferma. Vale la pena dire subito che i testi, al di là del magniloquente
romanticismo ottocentesco, sono ben mixati ad una velata disillusione e ad uno
sguardo paradossalmente ancorato ai gesti banali di tutti i giorni, una mistura
difficile da padroneggiare ma che nelle mani della band riesce alla perfezione.
Gli arrangiamenti sono intelligenti e ricercati, i suoni delicati ma con
impennate di potenza nei punti giusti: L’alba
di un giorno di festa inaugura proprio così, pacata dove serve e devastante
con un basso giustamente in primo piano quando arrivano i punti emozionalmente
più intensi, ovvero dove Daniele canta “vorrei che fermassero il tempo\in
questo preciso momento\ nell’alba di un giorno di festa” ecc. ecc. che se no
viene lunga, era giusto per farvi capire un po’ di cosa parlo.
Più che post rock siamo dalle
parti del rock pop che non si spaventa né a smorzare i toni né ad usare le
distorsioni, usando il piano senza che diventi il motore trascinante dell’operazione
e lasciando che tutto abbia i propri spazi. La traccia iniziale, A chi è lontano e Le regole della resa incondizionata (anche quest’ultima eseguita al
concorso) sono sicuramente le tracce migliori, nonché quelle che sfruttano
meglio l’alternarsi di atmosfere e che si sviluppano meglio come crescita. Per
chi conosce i MasCara, band del varesotto molto meritevole, i Malmo ne sembrano
una versione meno new wave ma con simile spirito, cioè quello di fare musica
che esalta i sentimenti senza cadere mai nello stucchevole.
Difetti? La deriva, pur avendo svariate frecce al proprio arco, ci mette
troppo a crescere e sminuisce l’effetto al fulmicotone avuto con la prima
traccia, l’atmosfera generale indulge un po’ troppo nel minimalismo nelle parti
tranquille, nei punti più potenti la voce a volte non emerge abbastanza ed i
brani con i testi meno pomposi finiscono per rimanere poco in testa (anche se
questo va un po’ a gusto personale, cioè quali corde vi toccano le parole). E’
indubbio però che la band suona bene ed ha grandi capacità su tutti i fronti, con
come bonus ulteriore una registrazione che ha saputo cogliere tutte le
sfumature al meglio. Promossi a pieni voti, ora ricordatevi degli unicorni. Stefano Ficagna
Tracklist:
1. L'alba di un giorno di festa
2. La deriva
3. Il principio di Archimede
4. Polaroid
5. A chi è lontano
6. Jules Verne
7. Le regole della resa incondizionata
8. Manifesto della chimica romantica
9. Senza macchie (l'alba di un giorno di festa parte II)
10. I treni e le scie
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