Basta già una canzone come 1979 per capire che, a distanza di due
anni, a Pier Adduce ed i suoi Guignol non è venuta a mancare l’ispirazione. Una
storia di periferia, struggente nella sua semplicità, dove un pallone bucato ed
una sfida con le biglie prefigurano un futuro non lontano fatto di rapine per
pagarsi ben altro tipo di buchi, il tutto accompagnato da un arrangiamento dove
gli archi si fanno carico di tutta la drammaticità del pezzo.
Porteremo gli stessi panni
(titolo tratto da una poesia di Rocco Scotellaro, dalle cui opere sono tratti
anche i testi di Pozzanghera nera il 18
aprile e Padre mio) è un album
dai ritmi e dai suoni più blandi rispetto al precedente Abile Labile. Qui si
passa dalle parti del cantautorato, una veste che si adatta alla perfezione ai
testi sempre azzeccati di Pier. Protagoniste sono le storie di un mondo
anacronistico ma reso in maniera vivida, dove le coppie rimangono unite
nonostante tutto ma di certo non per amore (Diversi
opposti), dove la fuga è una necessità vitale (L’orizzonte stretto) ma che non sempre va a buon fine (La promessa, ispirata ad un passaggio de
La vita agra di Bianciardi), dove le vite di una donna timorata e di uno
spaesato bestemmiatore si sfiorano da lontano (Come Maria Vergine).
L’atmosfera è perlopiù
malinconica, ravvivata dagli arrangiamenti più movimentati di L’orizzonte stretto, dove l’armonica si
sfoga al termine dei ritornelli, e di Sei
fratelli, tragicommedia familiare velatamente criptica a cui le chitarre
donano brio. C’è però sempre una sorta di disillusione ironica nei testi di
Pier, un qualcosa che mitiga la drammaticità delle situazioni e per cui si può
usare non certo a sproposito la parola autorialità: non posso fare paragoni per
ignoranza personale con Jannacci e Gaber, salutati nella cartella stampa come
fonti d’ispirazione, ma se i riferimenti sono alti si può dire che il frutto
non è caduto lontano dall’albero.
Che lo si voglia definire rock
cantautorale o cantautorato sporco poco importa: Porteremo gli stessi panni è l’ennesima
conferma di un pezzo di musica italiana d’alta levatura che resiste, purtroppo
lontano dai riflettori (e a conferma che fra simili ci si riconosce all’interno
del disco vi sono fotografie fra gli altri di Luca Swanz Andriolo, uno che sia da
solo che coi Daed Cat In A Bag ha fatto grandi cose). Plauso finale per un
locale della mia zona, La casa di paglia di Fontaneto D’agogna, dove i Guignol
hanno suonato recentemente: io non c’ero e mi cospargo il capo di cenere. Stefano Ficagna
Tracklist:
1. Padre Mio
2. Diversi opposti
3. Sei fratelli
4. Come Maria Vergine
5. L'orizzonte stretto
6. 1979
7. Oggi dopotutto
8. La promessa
9. Pozzanghera nera il 18 aprile
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