5 settembre 2017

Aggressivi ma non troppo: l'industrial dei Perfect Cluster non convince

Flow come flusso o, usando la definizione psicologica, come stato di coscienza in cui una persona è completamente immersa in un’attività (grazie wikipedia). O come flusso di persone, quello esemplificato dalla cover di questo secondo disco dei Perfect Cluster, giunto a cinque anni dal precedente e caratterizzato da un suono più aggressivo ed analogico rispetto al precedente. La direzione sonora è quella dell’industrial, un connubio equilibrato fra elettronica e distorsioni caratterizzato da atmosfere ombrose e claustrofobiche, ma qualcosa non funziona nella miscela che si viene a creare negli undici pezzi del disco.

Il difetto principale di Flow è l’esagerazione. In quasi tutti i brani gli strumenti non lasciano pause per respirare, stratificandosi in un impasto sonoro che fatica a lasciar trasparire i singoli elementi e, cosa peggiore, togliendo dinamicità al risultato finale. E’ soprattutto la batteria elettronica, lasciata troppo alta nel mix finale, a contribuire a questa perdita di dinamica, ma in generale mancano nei vari pezzi momenti in cui qualche elemento si renda protagonista dando la sferzata necessaria. Questo difetto pregiudica l’intero ascolto dell’album, che pure si contraddistingue per una ricerca musicale tutt’altro che banale.
Già l’iniziale Get it loud si fa notare per gli improvvisi cambi di tempo, in alcuni casi un po’ forzati ma in generale funzionali alla resa del brano, mentre la seguente Fader si fa forza di una ipnotica parte strumentale, da metà brano in avanti, che risulta essere a livello sonoro uno degli episodi più equilibrati del disco. La title track e Magic paper giocano la carta del breve (soprattutto nel primo caso) intermezzo strumentale,  mentre la sognante Slightly opta per la chitarra acustica nel tentativo di ammorbidire l’atmosfera, mancando però ancora una volta il bersaglio quando tenta di incattivirsi: non aiutano da questo punto di vista le voci di Riccardo Chiarucci e dell’ospite femminile Irene Pareti, ben amalgamate ma incapaci di alzare il tiro quando il brano necessiterebbe di aggressività. Con gli strumenti troppo coesi in un impasto sonoro senza elementi di spicco e le voci che si limitano ad accompagnare il risultato, purtroppo, non può che annacquare tutto quel potenziale di aggressività accumulato.

Gli undici brani scritti dai Perfect Cluster avrebbero avuto miglior fortuna con un mixaggio diverso? Difficile dirlo, ma così com’è Flow suona tutto troppo simile dall’inizio alla fine, non lasciando particolari ricordi una volta giunti all’ultimo brano. Stefano Ficagna

Tracklist:

1. Get it loud
2. Fader
3. Speed
4. Slide out
5. Mind control
6. Slightly
7. Flow
8. Maggiolino
9. Subway
10. Magic paper
11. After the suicide

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