Flow come flusso o, usando la
definizione psicologica, come stato di coscienza in cui una persona è
completamente immersa in un’attività (grazie wikipedia). O come flusso di
persone, quello esemplificato dalla cover di questo secondo disco dei Perfect
Cluster, giunto a cinque anni dal precedente e caratterizzato da un suono più
aggressivo ed analogico rispetto al precedente. La direzione sonora è quella
dell’industrial, un connubio equilibrato fra elettronica e distorsioni caratterizzato
da atmosfere ombrose e claustrofobiche, ma qualcosa non funziona nella miscela
che si viene a creare negli undici pezzi del disco.
Il difetto principale di Flow è l’esagerazione.
In quasi tutti i brani gli strumenti non lasciano pause per respirare, stratificandosi
in un impasto sonoro che fatica a lasciar trasparire i singoli elementi e, cosa
peggiore, togliendo dinamicità al risultato finale. E’ soprattutto la batteria
elettronica, lasciata troppo alta nel mix finale, a contribuire a questa
perdita di dinamica, ma in generale mancano nei vari pezzi momenti in cui
qualche elemento si renda protagonista dando la sferzata necessaria. Questo
difetto pregiudica l’intero ascolto dell’album, che pure si contraddistingue
per una ricerca musicale tutt’altro che banale.
Già l’iniziale Get it loud si fa notare per gli
improvvisi cambi di tempo, in alcuni casi un po’ forzati ma in generale funzionali
alla resa del brano, mentre la seguente Fader
si fa forza di una ipnotica parte strumentale, da metà brano in avanti, che
risulta essere a livello sonoro uno degli episodi più equilibrati del disco. La
title track e Magic paper giocano la
carta del breve (soprattutto nel primo caso) intermezzo strumentale, mentre la sognante Slightly opta per la chitarra acustica nel tentativo di ammorbidire
l’atmosfera, mancando però ancora una volta il bersaglio quando tenta di
incattivirsi: non aiutano da questo punto di vista le voci di Riccardo
Chiarucci e dell’ospite femminile Irene Pareti, ben amalgamate ma incapaci di
alzare il tiro quando il brano necessiterebbe di aggressività. Con gli
strumenti troppo coesi in un impasto sonoro senza elementi di spicco e le voci
che si limitano ad accompagnare il risultato, purtroppo, non può che annacquare
tutto quel potenziale di aggressività accumulato.
Gli undici brani scritti dai
Perfect Cluster avrebbero avuto miglior fortuna con un mixaggio diverso?
Difficile dirlo, ma così com’è Flow suona tutto troppo simile dall’inizio alla
fine, non lasciando particolari ricordi una volta giunti all’ultimo brano. Stefano Ficagna
Tracklist:
1. Get it loud
2. Fader
3. Speed
4. Slide out
5. Mind control
6. Slightly
7. Flow
8. Maggiolino
9. Subway
10. Magic paper
11. After the suicide
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