Il primo disco, quello di debutto, di Tutti i colori del buio, non è un disco diretto, non è un disco facile e non è un disco che si può definire tanto facilmente “manata” o “cartella” o “bomba”. Chi conosce la storia della musica punk/hardcore di Torino sa che da quei luoghi non possono nascere creature semplici, incatenabili e descrivibili. Dai primi anni ’80 il capoluogo piemontese è stato crogiolo e pecora nera, punto d’incontro e partenza di tutto ciò che di innovativo avrebbe potuto esserci in questo ambito.
E non lo dico da piemontese, anzi. Le volte che in vita mia sono andato a Torino a vedere un concerto sono state molte meno rispetto a quelle in cui ho raggiunto Milano, per esempio: il mio parere è quello di un narratore (poco) omniscente. “Initiation into Nothingess” però è quello che, oggi, Torino dà, se si vuole parlare di hardcore. È un disco registrato nei minimi dettagli, è un lavoro che non può non lasciare il segno, è puro rock’n’roll fatto da gente che, pur non suonando insieme da così tanto tempo e pur proveniendo da realtà musicali diverse tra loro, si è messa sotto. Ha registrato subito un demo, si è messa a correre. Ha aperto i concerti dei Negative Approach, ha suonato al Genova Urla, ha partecipato a Solomacello coi Brujeria. Ha suonato in tutta Italia portandosi dietro un 7" e quattro magliette. Vengono qui ripresi e ri-straziati brani che comparivano nel 7” di due anni fa: il mosh di More than Sartre, less thanAllin, per esempio, e la hittona Stop your fun with a bullet, si mischiano nell’insieme di Rem vs Nira, che parte punk e poi schiva il ritornello spostandosi di là. Prendono le loro passioni, le loro voglie e la loro malizia e mischiano il tutto con quello che piace a chi ascolta Nails e Hierophant: lo fanno con nefandezza, perché è quello che riesce loro meglio. Prendete per esempio Wet dreams of dry drinks: non parte certo triste, no? Sembra veloce ed invece il tutto finisce in un vortice (lento) di irrisolutezza. Come una trama horror, come la voglia che ci manca di vedere una persona che dobbiamo vedere per forza. Il giro di chitarra è arrogante e tenebroso in sé, nelle sue monadi. Stravolgono Painkiller dei Judas Priest sino a portarne a galla la follia intrinseca, sino a farci ricordare il video di Breaking the law con loro che entrano in banca e fanno la rapina con le chitarre. Forse qui, sì, qui, si può ammettere che siano veloci come dei proiettili. Piazzano tra le altre cose un’intro col basso tutto grattugiato come ci piace a metà dell’opera, giusto per farci disintonizzare. Dati tecnici? Il disco esce (l'8 ottobre) oggi per Dischi Bervisti (sì, Bologna Violenta), l’alessandrina Shove, l’esperta Sonatine, la tedesca Dingleberry e la di casa Bare Teeth, che se non erro fu l’artefice dell’album i cui TICDB coverizzarono i Nerorgasmo con Gerda, Chambers e StormO.Se Montesquieu, in piana epoca illuministica, definì Torino “il più bel villaggio del mondo”, riferendosi ai suoi giardini, alla sua compostezza, alle sue piazze e ai sui orli, è arrivata l’ora di farsi un bel giro con Tutti i colori del buio. Senza impantanarvi però. Che la luce non fa per noi. Andrea Vecchio
E non lo dico da piemontese, anzi. Le volte che in vita mia sono andato a Torino a vedere un concerto sono state molte meno rispetto a quelle in cui ho raggiunto Milano, per esempio: il mio parere è quello di un narratore (poco) omniscente. “Initiation into Nothingess” però è quello che, oggi, Torino dà, se si vuole parlare di hardcore. È un disco registrato nei minimi dettagli, è un lavoro che non può non lasciare il segno, è puro rock’n’roll fatto da gente che, pur non suonando insieme da così tanto tempo e pur proveniendo da realtà musicali diverse tra loro, si è messa sotto. Ha registrato subito un demo, si è messa a correre. Ha aperto i concerti dei Negative Approach, ha suonato al Genova Urla, ha partecipato a Solomacello coi Brujeria. Ha suonato in tutta Italia portandosi dietro un 7" e quattro magliette. Vengono qui ripresi e ri-straziati brani che comparivano nel 7” di due anni fa: il mosh di More than Sartre, less thanAllin, per esempio, e la hittona Stop your fun with a bullet, si mischiano nell’insieme di Rem vs Nira, che parte punk e poi schiva il ritornello spostandosi di là. Prendono le loro passioni, le loro voglie e la loro malizia e mischiano il tutto con quello che piace a chi ascolta Nails e Hierophant: lo fanno con nefandezza, perché è quello che riesce loro meglio. Prendete per esempio Wet dreams of dry drinks: non parte certo triste, no? Sembra veloce ed invece il tutto finisce in un vortice (lento) di irrisolutezza. Come una trama horror, come la voglia che ci manca di vedere una persona che dobbiamo vedere per forza. Il giro di chitarra è arrogante e tenebroso in sé, nelle sue monadi. Stravolgono Painkiller dei Judas Priest sino a portarne a galla la follia intrinseca, sino a farci ricordare il video di Breaking the law con loro che entrano in banca e fanno la rapina con le chitarre. Forse qui, sì, qui, si può ammettere che siano veloci come dei proiettili. Piazzano tra le altre cose un’intro col basso tutto grattugiato come ci piace a metà dell’opera, giusto per farci disintonizzare. Dati tecnici? Il disco esce (l'8 ottobre) oggi per Dischi Bervisti (sì, Bologna Violenta), l’alessandrina Shove, l’esperta Sonatine, la tedesca Dingleberry e la di casa Bare Teeth, che se non erro fu l’artefice dell’album i cui TICDB coverizzarono i Nerorgasmo con Gerda, Chambers e StormO.Se Montesquieu, in piana epoca illuministica, definì Torino “il più bel villaggio del mondo”, riferendosi ai suoi giardini, alla sua compostezza, alle sue piazze e ai sui orli, è arrivata l’ora di farsi un bel giro con Tutti i colori del buio. Senza impantanarvi però. Che la luce non fa per noi. Andrea Vecchio
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