19 agosto 2015

Esordio pieno di contrasti per gli Gnac

Gli Gnac, gruppo veneto giunto al primo album dopo due anni di carriera ed un ep, sarebbero facilmente inquadrabili come un miscuglio di Lo Stato Sociale (per il cantato) e The Giornalisti (per gli ammiccamenti ad un certo pop dalle influenze eighties): la verità è che questi elementi, nell'arco dei nove pezzi, danno vita ad un quadro pieno di contrasti, cosa che risulta ancora più strana in un disco che fa della coerenza stilistica uno dei punti di forza.

Prendiamo i testi ad esempio: Nonostante (impreziosita da un estratto da Io e Annie di Woody Allen) e la seguente K2 fanno ben poco per farsi amare, col gioco delle ripetizioni della prima che stanca presto ed i luoghi comuni della seconda che danno anche fastidio, soprattutto quando attaccano figure stereotipate e bersagli facili del panorama indie (Brunori Sas, Di Martino e Colapesce): ironia e sarcasmo, si dirà, ma suona più come una lamentela per nulla originale. Eppure altre canzoni traggono forza dalla penna di Matteo, capace di sfoderare una buona poetica in brani come Il peggio è passato ed E' adesso e, pur zoppicando un po' fra le rime, in Basso consumo ed Istintodistinto, ma questo fiore all'occhiello dà modo di arrivare ad un altro punto di contrasto, ovvero il cantato.
Sebbene la forma simil-parlata sia ottimamente adagiata su di un brano come la già citata E' adesso (con la buona idea di mascherarla lievemente con un effetto radiofonico che si dimostra azzeccato) sono ben pochi i punti, nei restanti brani, dove questa scelta si dimostri quantomeno plausibile: ecco quindi che un buon testo come quello di Basso consumo viene mal veicolato da una voce che non riesce ad amalgamarsi con gli strumenti, e che in Critica all'autoconsumanesimo non riesce a dare le giuste sferzate nei cambi di ritmo musicali. E visto che li abbiamo tirati in balli, gli strumenti, arriviamo anche a loro.
Il lato musicale è sicuramente quello più azzeccato in questo Adesso, dove i contrasti sono presenti ma solo in termini positivi: è infatti strano come l'amalgama dell'intero album scorra liscia nonostante il registro vari qua e là spaziando fra il pop senza troppi fronzoli di Nonostante, il combat folk di Aria, l'inserto jazz di Istintodistinto ed il ritmo frenetico di E' adesso. La tastiera si fa sentire più degli altri strumenti ma a stupire davvero è la sezione ritmica, che dona ad ogni brano il sottofondo necessario a risultare godibile.

Gruppo facile ed allo stesso tempo difficile da inquadrare gli Gnac, pieni di elementi che, da brano a brano, risultano essere ora il punto di forza ed ora quello debole del disco. Pur dimostrando una buona coerenza musicale sono poche le canzoni che funzionano a tutto tondo, meno che mai il cantato che spesso suona come un elemento estraneo che non fa niente per seguire la musicalità dei brani. Non proprio bocciati, ma perlomeno rimandati. Stefano Ficagna

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