18 novembre 2011

Hurley: per i Weezer un album interlocutorio

Quasi un anno fa era uscito, senza molto clamore, l’ottavo album dei Weezer, intitolato Hurley. Sulla copertina, senza scritte e fronzoli vari, era raffigurato per l’appunto Hurley, un personaggio della serie televisiva Lost. L’uscita discografica era passata abbastanza inosservata, anche perché i Weezer erano appena passati dalla Geffen alla Epitaph, piccola etichetta che però ha dato ai quattro californiani la possibilità di comporre la musica che volevano, senza pressioni discografiche particolari.
L’album era uscito in quello che per i Weezer non era certo un momento di gran forma: Rivers Cuomo, il leader della band, era reduce da una lunga convalescenza per un grave incidente stradale, e il disco risulta malinconico e di basso profilo nonostante voglia sembrare un album festoso e ben prodotto. C’è però un altro recente evento, anch’esso tragico, che ha fatto nuovamente parlare dei Weezer e di Hurley. L’ex bassista della band, Mikey Welsh, a fine settembre, aveva scritto su Twitter di un sogno riguardante la sua morte a Chicago la settimana successiva per un attacco cardiaco. E purtroppo, per quanto folle e macabra possa sembrare questa storia, è esattamente ciò che è successo ad ottobre. L’inquietante evento ha quindi involontariamente fatto da traino per l’album uscito ormai da un anno. Un disco che già dalla copertina non si capisce in che direzione voglia andare.
Forse i Weezer vorrebbero solo tornare a quei bei tempi in cui facevano casino con i loro strumenti senza essere sfiorati dalle grandi tragedie della vita. Purtroppo, però, il quartetto californiano risulta parecchio fuori età per incarnare i valori alternativi di cui vorrebbe ancora essere portavoce. Lo si capisce già dall’iniziale Memories, che non è male, ha un buon ritmo, è ben prodotta, ha un po’ di elettronica che ricorda i Kasabian, però parla della nostalgia della band per il proprio passato. Anche nel secondo brano, Ruling me, ci sono richiami ai bei momenti che furono. Stavolta nel bellissimo ritornello, molto melodioso, che ricorda addirittura il primo album. Una delle tracce migliori dell’album, ancora fresca nonostante siano passati vent’anni dall’esordio. Bello anche il ritornello di Unspoken: è in momenti come questo che la band sembra ancora viva ed attuale.
Where’s my sex? è stato scritto appositamente per essere il brano di punta dell’album. Una canzone punk rock che gioca sui doppi sensi e ha come punto di forza una serie di cambi di tempo che ricordano Jesus of Suburbia dei Green Day e The Decline dei NOFX. Sullo stesso genere è abbastanza allegra e trascinante anche Smart girls.
Uno dei lati negativi dell’album è costituito da un paio di brani, come Run away e Hang on, situati a metà album, che non sanno bene che direzione prendere. Altri brani non pienamente convincenti sono Trainwrecks e Brave new world, classiche canzonette emo di ultima generazione (i Weezer forse non ricordano di essere stati considerati emo, tanti anni fa, quando questo non era ancora totalmente un insulto). Il disco chiude sugli stessi toni con cui era iniziato, cioè parlando di malinconia, stavolta con Time flies, un brano acustico, praticamente folk. Per quanto riguarda le bonus tracks, All my friends are insect non è male ed è un brano surf rock abbastanza originale, mentre I want to be something è una ballata acustica molto semplice; c’è poi un remix di Represent, allegra canzone che Cuomo aveva scritto per accompagnare la nazionale USA agli scorsi mondiali di calcio, ed una strana (nel senso di inaspettata e abbastanza inutile) cover di Viva la vida dei Coldplay.
In definitiva, Hurley non è né un buon lavoro né un cattivo lavoro. E’ un disco in cui molte scelte sono difficili da capire (partendo dalla copertina per arrivare all’accostamento di brani che non c’entrano molto tra di loro e per finire con la cover dei Coldplay che di senso ne ha veramente poco). E’ anche un album con forti richiami al passato, che in più di un occasione può indurre l’ascoltatore ad ascoltare tutta la discografia dei Weezer alla ricerca delle perle che il gruppo californiano aveva prodotto in passato. Non può considerarsi un ottimo album, invece, per chi dai Weezer cerca qualcosa di bello ed innovativo nel presente. Marco Maresca

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