28 agosto 2011

Massimo volume, il senso del tempo che passa raccontato ad arte

Con colpevole ritardo voglio scrivere qualcosa del concerto dei Massimo volume + Bachi da pietra di metà luglio, al Libra Festival. Che Dio abbia in gloria gli organizzatori di questo evento che resiste in questa estate di tagli alla cultura dove sui media (anche su quelli di "settore") non si parla d'altro che della morte di Amy Winehouse e dei capricci di Vasco Rossi su Facebook.

Ringrazio Sonia per essere venuta e ci ripromettiamo vicendevolmente che questa sera non si parlerà di scazzi lavorativi, nè di precariato, nè di tutte quelle cose di cui conversiamo amaramente ogni volta... "Siamo qui per divertirci e per godere di suoni che ci faranno stare bene, almeno per qualche ora". Arriviamo pure tardi, che i Bachi da pietra hanno già attaccato. Non c'è quasi nessuno. Biella è una piazza troppo piccola e troppo massificata per rispondere con partecipato entusiasmo ad una proposta musicale interessante: meglio, non avremo vicini rumorosi e rompicoglioni...

I Bachi da pietra, che peraltro avevo già sentito in apertura di Moltheni, sono una pietanza difficile da digerire. Ostici, nonostante conosca lo split che hanno registrato proprio assieme ai Massimo volume, di cui eseguono in chiusura di set Litio.

Eccoli sul palco: il live prevede molto disco nuovo, ma anche una seconda parte che prevede i grandi classici del gruppo, insomma la parte per i più nostalgici. Dai tempi del Consorzio produttori indipendenti, Emidio Clementi e i suoi (con vari cambi di formazione) hanno cavalcato per ventanni la cosiddetta scana musicale indipendente. Ora rispetto al passato la poetica dei Massimo Volume si è un po' istituzionalizzata: dal vivo c'è più attenzione, la gente che va ai concerti è più attenta e più consapevole, persino più numerosa. Le cattive abitudini, l'ultimo disco, il primo di inediti dopo la storica reunion è stato accolto bene anche dalla critica e non sfigura rispetto agli album "storici" del passato, come Lungo i bordi.

Le canzoni risentono delle influenze letterarie di Emidio, Jim Carroll a Robert Lowell (a cui è peraltro dedicato un brano del cd) su tutte, nonchè dell'esperienza ormai consolidatissima di Clementi-scrittore di romanzi, l'ultimo per la cronaca è uscito qualche mese fa per Rizzoli. Sul palco Egle Sommacal e Stefano Pilia sono impeccabili alle chitarre, e anche molto scenografici, soprattutto quando suonano le corde con l'archetto del violino. Vittoria Burattini (stranamente visibile e non sovrastata dal fumo) è sovrana della batteria e ha una voce che sa fare da preziosa spalla. Ottimi i suoni, niente a che vedere con i pessimi concerti milanesi cui siamo abituati...

Sulle canzoni non mi dilungo, ma cito uno dei miei brani favoriti Le nostre ore contate: "ancora troppo presto per organizzare il proprio (nostro) sgargiante declino, ma non abbastanza da non averne un'idea". Speriamo non sia un'amara profezia...

Adesso stiamo bene, siamo gratificati dalla musica e dalle parole che abbiamo ascoltato. Contenti, perfino sorridenti. Speriamo in un bis, che arriva con l'esecuzione di un brano dei Bachi da pietra. Cortesia ricambiata, e massimo rispetto.

Prima del rientro, attirati dall'aroma proveniente da un fornaio notturno, ristoriamo anche i nostri stomaci pigolanti. Altro che le pizzette rinsecchite del Libra... e pazienza se non ci hanno fatto lo scontrino. r.co.

Nessun commento:

Posta un commento