23 gennaio 2011

Una luna mai così arancione spunta tra le colline, ecco Wow ponderoso nuovo disco dei Verdena

Beati i Verdena che possono permettersi di realizzare un doppio disco -27 tracce- ostico, poco godibile e diversissimo da tutti i loro precedenti lavori, che già avevano segnato una continua evoluzione sonora. Wow merita quindi un approccio graduale, onde evitare grida al capolavoro, così come incaute stroncature.
In promo luogo va ricordato che questi tre anni di silenzio discografico (mica un'eternità infondo) sono stati caratterizzati dalla nascita del figlio del front-man della formazione, Alberto, elemento che a mio avviso ha smorzato non poco l'inquietudine di fondo che da sempre aveva caratterizzato le loro canzoni. Una serenità che si coglie già dalla copertina, inaspettatamente bianca.
I Verdena si sono concentrati nella creazione del nuovo disco nella sala di registrazione ai piedi del monte Misma nel loro Henhouse Studio (quelli che sanno sempre tutto, di solito, a questo punto, dicono anche che era un ex-pollaio, ndr), lavorando con un approccio differente dal solito: Alberto per la prima volta ha deciso di suonare anche il pianoforte e le tastiere, sperimentando una nuova modalità compositiva. Inoltre, il leader non si è accontentato di cantare le parti soliste (peraltro sempre registrate piuttosto basse, come se la voce fosse infondo uno strumento tra i tanti) ma si è dedicato con particolare perizia a tutti i cori, creando delle seconde voci e delle armonie che rappresentano un'ulteriore novità rispetto alla discografia passata.
La psichedelia la fa da padrona incontrastata in entrambi i dischi, dove le tracce sono state adeguatamente mescolate, evitando di creare un cd elettrico ed uno più sommesso.
I riferimenti (e anche le citazioni) sono numerosi. Mi limito a citare i Sonic Youth e i Motorpsyco, più per attitudine che per un'effettiva somiglianza sonora. Tra gli italiani mi piace invece accostarli a progetti come Moltheni o i Massimo Volume, sempre per un discorso di genuinità della proposta, piuttosto che a "grandi calibri" come Afterhours o Marlene Kuntz, più poser o aspiranti intellettuali.
Le canzonidi Alberto e soci sono sempre state "viaggesche" (perdonate il neologismo) capaci di creare trasporto e magnifiche suggestioni. E la magia si ripete decisamente anche in Wow. Il viaggio si è solo fatto un poco più raffinato: le chitarre graffianti ora hanno lasciato un po' di spazio alla morbidezza del piano.
I testi rappresentano invece una nota di debolezza: le metafore che sapevano creare immagini meravigliose nella mente di chi ascolta paiono in questo disco un poco stemperate, forse però ne guadagna la semplicità e l'immediatezza del messaggio.
L'estate scorsa andai ad un concerto a Bottanuco, vicino Bergamo, e incontrai Alberto seduto nel prato vicino al palco. Parlammo della luna mai così arancione spuntata tra le colline, infondo la stessa semplicità di quelle poche parole ritorna anche nel disco, dove la band bergamasca propone esattamente quello che vuole, senza facili strizzate d'occhio al mercato o a sonorità modaiole. Così i testi parlano dell'aria in spiaggia, del sole e di un pomeriggio apparentemente azzurro, di corse a per di fiato...
Credo che questo disco non venderà molte copie: piacerà di sicuro ai tanti che conoscono già la band, ma non attirerà nugoli di ragazzini che si affollano per gli Interpol o i Franz Ferdinand.
Tra gli espisodi migliori: Loniterp, Sorriso in spiaggia Parte I (bella l'idea di proporre canzoni in due parti come fu per gli ep legati a Solo un grande sasso), Nuova luce.
Proprio in questi giorni è in partenza il tour che vedrà Alberto, Luca e Roberta affiancati da un quarto elemento, Omid: musicista e cantante di alcune band lombarde che il trio di Albino ha fortemente voluto con sè per il tour. In attesa del live, Wow avrà tempo di sedimentarsi e di crescere, come sempre avviene per i dischi dei Verdena, nel mio gradimento personale. Roberto Conti

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