27 aprile 2010

Tre allegri ragazzi morti - Primitivi del futuro ****

Premessa numero 1: non sono un grande fan dei Tre Allegri Ragazzi Morti. E in tutto questo, premessa numero 2, i Tre Allegri Ragazzi Morti decidono di "cambiare" genere, virando bruscamente verso sonorità raggae che, premessa numero 3, generalmente sopporto con molta e irritante fatica. Mi autoimpongo di non considerare le 3 premesse iniziali e di ascoltare il disco ripetutamente e con imparzialità. Ma non serve forzare nulla, il disco mi incolla. Parla di vite patetiche, vuote, vissute passivamente tra rassegnazione e inesistente reattività. Parla di noi, della società in cui viviamo e del modo in cui la viviamo, subendola in tutte le sue deformazioni, in un mix di accettazione e spento desiderio di reazione e cambiamento. Parla di alienazione, e io, che sto ascoltando il disco in coda in tangenziale, mi sento tirato dentro. Poco conta la musica che ci sta sotto. Forse i fan della prima ora mal sopporteranno il raggae/dub o quel che sia il genere musicale di Primitivi del Futuro, ma le parole, a cui non manca il consueto carico di vena poetica, si appoggiano benissimo sul ritmo in levare e sulle sonorità lontane e un pò nostalgiche ricamate sopra; lo stato d'animo del disco è reso perfettamente, e se provo a immaginarmi qualche schitarrata distorta il senso del disco non mi sembra più lo stesso. Da un gruppo come i TARM è lecito (se non addirittura richiesto) aspettarsi cambiamenti, rinnovamenti e sperimentazioni musicali in ambiti diversi che permettano di non restare imprigionati in etichette e rimanere sempre uguali a sè stessi. E la strada scelta per questo disco è intrapresa con coraggio ma senza presunzione, con "timidezza" ma con determinazione e consapevolezza. Bisogna un pò uccidersi per rinascere e, per citare un verso di questo loro ultimo lavoro, "morire per la vita fa la morte un pò più debole".
Marcello Colombo

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