26 aprile 2010

Virginiana Miller - Ogni mio lunedì **/

Il disco dei Virginiana Miller è uno di quelli fatti come si deve, ha una bella copertina che rimane impressa con un gallo dalla cresta rossa e dall'occhio inquietante, undici canzoni tutte per bene, senza episodi furbetti tanto per riempire; ci sono poi citazioni, riferimenti anche colti e parole che raccontano storie di vita quotidiana e matura, direttamente, senza troppe metafore.
Tuttavia, nonostante questo lavoro non abbia particolari punti deboli, non mi convince, non riesce a colpirmi nel mio ripetuto ascolto in automobile. Forse la band livornese dovrebbe osare di più, magari lavorando sui testi alquanto descrittivi, inserendo qualche metafora, qualche cesura, ripescare qualche sonorità più simile alla discografia degli esordi, che peraltro ammetto di conoscere superficialmente. Se dovessi fare un paragone Il primo lunedì del mondo mi ricorda nelle atmosfere un mix dei Perturbazione più sommessi e qualcosa di classico, tipo I Nomadi. Episodi interessanti ce ne sono comunque diversi, ad incominciare da Lunedì, dove una voce cantilenosa riesce a trasmettere le inquietudini di un primordiale inizio, il primo lunedì del mondo appunto.
Acque sicure è un brano più orecchiabile e fresco, sullo stesso stile L'inferno sono gli altri.
Il top del disco si ha nelle tre tracce finali E' la pioggia che va, Il presidente, leggero ed ironico, e La carezza del papa, brano più sommesso e citazionale a cavallo tra preghiera e protesta: il titolo e il testo della canzone riprendono il noto “Discorso della Luna” di Papa Giovanni XXIII che recita: "Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza". Provocatoriamente i Virginiana Miller aggiugono “ma anche un calcio nel culo va bene, anche quello ogni tanto fa bene, come segno di amore sicuro, di contatto e calore animale senza tante parole”. Quando le aspettative sono elevatissime, anche un disco molto buono rischia di diventare solo discreto. Roberto Conti

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