30 ottobre 2012

Verso il Tenco a Novara: Colapesce e il suo "meraviglioso declino"

Un meraviglioso declino è un disco arrendevole ed amaro che è valso a Colapesce la targa Tenco come miglior esordio. Colapesce lo suona in maniera capace e sopraffina, c'è da ammetterlo. Di solito parto prevenuto quando inizio ad ascoltare qualche nuova uscita "marchiata" RockIt, ma questa volta mi devo ricredere, almeno sotto alcuni aspetti.
É interessante come l'ascolto dell'intero disco, infatti, risulti gradevole e lineare.
Nonostante l'entrata in scena con Restiamo in casa non si discosti molto dalle ridondanti ballatine che fanno bene alla coscienza di mero stampo indie-banale-italico degli ultimi anni, l'ouverture viene presto dimenticata con la leggerissima Satellite, nella quale vi è lo stampo di Meg (99 Posse e progetto solista da anni già consolidato), e soprattutto grazie alla combo La zona rossa, il brano a mio giudizio più acuto ed esplosivo del disco e alla calypseggiante Un giorno di festa.
I 4/4 di campionatura con i quali prende il via Oasi danno il la alle atmosfere esotiche ed On the road che caratterizzeranno da qui in poi il primo lavoro definibile full-lenght del cantautore siciliano, che si sopiscono con Le foglie appese per ritornare ad arabeggiare in Quando tutto diventò blu, brani che ricordano i Tiromancino e Max Gazzè.
La mia attenzione viene deviata definitivamente dopo aver ascoltato la ahimè scontata La distruzione di un amore che arriva a troncare le interessanti atmosfere buie ed introspettive proposte da I Barbari, sui risultati delle partite di Serie A domenicali.
Le chances di terminare con interesse l'ascolto del disco aumentano decisamente con l'intro pinkfloydiana di Il mattino dei morti viventi, inno generazione in chiave demodè agli hangover di giovani che passano la settimana esplorando i cataloghi Ikea e gli internautici eventi alternativi della penisola per poi fiondarsi nei localini nei weekend... A loro è dedicato il meraviglioso declino di cui si parla nel titolo del disco di Colapesce, che si chiude con un esplicito omaggio al conterraneo Franco Battiato grazie all'ultima canzone dell'album, Bogotà. Ecco, Battiato. È dall'inizio del disco che mi sono chiesto, con insistenza, a quale cantautore si ispirasse il cantato di Colapesce, nome d'arte per Lorenzo Urciullo. Franco Battiato.
Perchè, c'è da ammetterlo, nel suonare risulta veramente gigantesco in originalità e proposte. Un disco da ascoltare almeno una volta, Un meraviglioso declino, per comprendere che ci sia ben altro oltre alle compilation sugli 883 e Lo Stato Sociale. Andrea Vecchio

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