7 settembre 2012

La vita tra il punk e l'editoria indipendente - Intervista a Marco Philopat


Marco Philopat può essere considerato uno dei più grandi conoscitori del punk in Italia. Perché lui ha vissuto da punk: non solo ha aderito al movimento sin dai suoi albori, non solo lo è stato, un punk della prima ondata. Occupazioni, concerti, fanzine, hardcore, politica, vita. 
Negli ultimi anni ha gestito due case editrici undergound tra le più prolifiche in Europa. Abbiamo deciso di riproporre l’intervista realizzata dal nostro nuovo collaboratore Andrea Vecchio qualche tempo fa, parlando appunto delle sue attività su carta stampata.
Parlando, ovviamente, di punk.





Iniziamo con una domanda di carattere generale. Fino ad alcuni anni fa gestivi la Shake, parlaci del passaggio da quest’ultima casa editrice all’attuale Agenzia X. 
Gestivo dal 1987 assieme a Paola, mia attuale collaboratrice presso Agenzia X, la Shake edizioni, una delle prime vere case editrici underground italiane. Diciamo che la nascita di Agenzia X è stata determinata dalla voglia di ampliare il raggio delle nostre ricerche  sia a livello di tematiche che di collaborazioni. Sempre, ovviamente, ponendoci al di fuori del “commercio” e delle strategie del mercato editoriale  italiano ed europeo. Ti posso fare l’esempio di  Londra zero zero (libro di Lorenzo Fe, ndr): la possibilità di avere un negozio “sulla strada” e di avere una più amplia eco riguardo alle nostre pubblicazioni ed iniziative tramite recensioni, web e stampa ci hanno permesso di venire a contatto anche con un numero maggiore di potenziali collaboratori: è stato lo stesso Lorenzo Fe, infatti, a contattarci per un aiuto alla pubblicazione del suo libro. Stiamo aprendo anche un negozio qui a fianco (via Vannucci, Milano, ndr) appunto per poter entrare in maggior contatto con la gente.  La gestione di una casa editrice “underground” nel vero senso della parola è sicuramente un’impresa ardua al giorno d’oggi, innanzitutto a causa della crisi, che ha per esempio fatto impennare i prezzi dei diritti e delle traduzioni: nonostante ciò stiamo andando avanti a pubblicare tantissimo!

Ho avuto la fortuna di conoscere Lorenzo in occasione della presentazione del suo Londra zero zero presso un circolo Arci. Ed ero allo stesso modo presente alla presentazione del tuo Costretti a sanguinare al CSA Cavalcavia di Novara più di dieci anni fa. Agenzia X dove preferisce presentare le sue pubblicazioni? 
Sempre in centri sociali, circoli Arci e circoli culturali. Cerchiamo di impegnarci al massimo nel presentare i nostri lavori, arrivando sino a due o tre appuntamenti settimanali. L’aspetto al quale prestiamo maggiore attenzione è stato e sarà sempre la coerenza riguardo alla trattazione orale degli argomenti. Moroni, Balestrini e Bermani ci hanno insegnato ad affrontare gli argomenti in maniera diretta sfruttando una  spinta “dal basso” che abbatta le rigide regole accademiche e sfruttando l’oralità come primo mezzo nel raccontare la Storia. La nostra storia, nello specifico, appartiene ad una controcultura che affonda le sue radici nella militanza politica. Per questo motivo gli autori di Agenzia X sono impegnati in un’infinità di dibattiti, confronti e presentazioni. Tornando nella nostra realtà quotidiana e cittadina, i Centri Sociali milanesi con i quali abbiamo collaborato più spesso sono, per esempio, il Conchetta, il Cantiere, la Bottiglieria Occupata (che è stata ahimè di recente sgomberata), il T28 e lo stesso Leoncavallo.

Entrando nello specifico delle vostre pubblicazioni vorrei parlare di Lumi di Punk. In questo “excursus letterario”, se così possiamo chiamarlo, sul punk italiano, è ben evidenziato il legame esistente tra il movimento punk negli anni ‘80 nel nostro paese e la militanza politica. Pensi sia una realtà ancora esistente in Italia?
Certamente! In un mondo fatto di oppressori ed oppressi dove questi ultimi fanno sempre più fatica a sopravvivere il punk è sempre vissuto come arma di contrapposizione al potere dei primi. Grazie al web ed alla maggior possibilità di fruibilità della carta stampata i punks hanno avuto maggiori possibilità di condivisione, confronto ed ovviamente informazione. Dopo la crisi del 2008 che, soprattutto per quanto riguarda le generazioni più giovani, ha messo in ginocchio per davvero le prospettive di vita, penso sia un passo avanti fondamentale questo allargarsi delle possibilità per il punk. In Italia soprattutto, si può parlare a mio parere di una “scena” Punk sconosciuta molto più grossa di quanto si possa immaginare. Vedo gruppi di adolescenti che si muovono in 100-150 per andare ai concerti e per me questo è punk e supportare il proprio movimento. Il punk, inteso appunto come movimento, rimane.

Anche in Quello che brucia non ritorna è ben evidenziato questo aspetto…
Esattamente. Matteo Di Giulio, l’autore del libro che menzioni, appartiene effettivamente alla seconda generazione di punk in Italia. L’ultima diciamo a non essere stata “globalizzata”. Però ti ripeto, se un tempo c’erano le fanzine ora ci sono i blog: è stata una naturale evoluzione del fenomeno comunicativo all’interno del movimento e non posso che vederne enormi vantaggi.

Vai ancora ai concerti?
Vado ancora ai concerti e ammetto di avere una buona coscienza critica nei confronti  delle band che ascolto o che puoi vedere in giro ora. Devo dire che anche grazie al mio lavoro con XL di Repubblica ho la possibilità di vedere concerti e gruppi molto validi. Diciamo che sto sfruttando a tempo pieno la mia vocazione per la scrittura che ha da sempre prevalso su quella da musicista: preferivo cimentarmi in fanzine piuttosto che in gruppi musicali!

Parlavi di crisi. Italia Suxx, la vostra più recente pubblicazione, si scaglia apertamente contro la crisi del 2008 e le sue ripercussioni sulla cultura giovanile italiana…
Italia Suxxx di Michele Wad Caporosso parla di un giovane precario del suono, un dj che si occupa di mandare in onda cut-ups di tattiche di vera e propria sovversione sonora  agendo in un collettivo nel quale militano anche un hacker, un hipster ed una degna rappresentante del movimento Pink che ha come principale scopo, in effetti, di criticare pesantemente l’Italia tramite una serratissima Guerrilla Radio.
Un altro libro che parla di crisi è di imminente pubblicazione, si intitola Rumble Bee ed è stato scritto a quattro mani da me e il Duka. Avrebbe dovuto uscire alla fine dello stesso anno 2008 ma in effetti le reazioni violente alla crisi economica le abbiamo avute solamente nell’ultimo anno, quindi abbiamo potuto redigere una cronaca degli avvenimenti più precisa solamente nei mesi scorsi.  Il libro è a tutti gli effetti una raccolta delle cronache riguardanti le insorgenze, più o meno violente, verificatesi in Italia e nel mondo in reazione al disastro economico del 2008: il protagonista, Malcolm, è uno scrittore che dopo 10 anni di “inoperosità”  torna a rioccuparsi di politica e ci parla di un sogno, quello delle rivolte popolari anticapitaliste, avveratosi con i fatti di Londra e Roma durante gli ultimi mesi del 2010.

Ci terrei a parlare di Crass Bomb. Personalmente credo che i Crass siano, a livello ideologico, la band più importante mai esistita nell’emisfero del punk. Da dove nasce l’idea di un libro su di loro?
L’idea c’era già dai tempi di Shake, ma i costi per i diritti erano davvero troppo onerosi per noi e avevamo seri dubbi su chi affidare la traduzione dei testi  delle canzoni e degli scritti. Tramite Agenzia X ci siamo trovati con la madrilena La Felguera Ediciones, che già nel  2009 pubblicò Tienen una bombaed assieme all’amico Peter Wright, bassista della band, abbiamo deciso di creare un’edizione in italiano del libro. Abbiamo così inserito un racconto di Penny Rimbaud (batterista dei Crass ndr) e ritradotto i loro testi grazie al prezioso aiuto di amici ed appassionati.

Parlaci della collaborazione con XL di Repubblica. Quando è iniziata e di cosa ti occupi principalmente.
Iniziai a lavorare con Repubblica circa 5 anni fa grazie ai contatti che avevo con Luca Valtorta. Comincia scrivendo racconti sull’immaginario narrativo ribelle e recensioni dopodiché le cose si evolsero e tutt’oggi mi dedico ad articoli musicali e concerti live. Alle volte devo recensire o seguire artisti dei quali non mi sono mai interessato, come Daniele Silvestri... ma altre mi vengono assegnati lavori molto interessanti:  è di imminente pubblicazione, per esempio, un mio articolo sull’etica hacker fortemente voluto dalla redazione anche alla luce degli avvenimenti riguardanti Assange e Wikileaks. Quella sugli hacker è un’indagine che  anche Agenzia X ha da sempre portato avanti: la pubblicazione di Mela Marcia del novembre del 2010, rigidissima critica etica e sociale contro la Apple, ne è un esempio lampante.

Per concludere, ci potresti parlare di X-Scene e delle sue attività?
X-Scene è un insieme di laboratori artistici che propone forme di espressione alternative. Per esempio abbiamo allestito un sound system che utilizza pannelli solari e dj-set estemporanei allestiti nei parchi cittadini. Come potrai intuire, però, la concorrenza sul campo è molto agguerrita ed il progetto è ancora in fase di evoluzione. Mi sembra importante anche citare, all’interno delle iniziative di X-Scene, la prossima organizzazione di un Climate Camp con la relativa documentazione tramite un video che agirà da book-tralier per l’iniziativa.

Andrea Vecchio

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