15 settembre 2012

Killers sempre più pop con Battle born


A tre anni di distanza da Day and age tornano i Killers con Battle born. Quarto disco per la band del Nevada, che arriva dopo i 18 milioni di copie vendute degli album precedenti. Un lavoro che prosegue nel percorso tracciato da Day and age, in cui Brandon Flowers e soci hanno cominciato ad abbandonare le tendenze indie-rock per spostarsi sempre più verso un pop-sintetico di massa. "Battle Born è stato per noi una sorta di evoluzione, un processo nel quale può avvenire o meno una crescita. Una crescita che noi speriamo e ci sentiamo di aver avuto. E, soprattutto, adoro i nuovi pezzi, così ha dichiarato il leader assoluto Flowers durante la conferenza di presentazione del nuovo disco a Villafranca di Verona http://asapfanzine.blogspot.it/#!/2012/09/the-killers-villafranca-report-foto-e.html). Sicuramente si sta assistendo ad una mutazione sonora, ma questa non è sempre convincente. O meglio, si sta verificando qualcosa che sta spiazzando chi aveva conosciuto i Killers – assieme ai Franz Ferdinand -  come capostipiti dell’indie-rock degli anni 2000.
Venendo all’album, la partenza è affidata a Flesh and bone, dove i synth anni ’80 fanno da padrone. Il secondo pezzo è Runaways, il primo singolo nonché vetta di Battle borndal duo piano-voce si verifica un crescendo sonoro continuo ed epico fino a raggiungere mete springsteeniane che hanno contraddistinto i nostri in Sam’s Town,
In mezzo a questo calderone sovraprodotto (addirittura cinque produttori per registrare questo disco! Tra cui nomi celebri come Steve Lillywhite e Brendan O’Brien…) sono presenti un lentone sospeso tra Elton John e George Michael (Here with me), l’innocua semiacustica Heart of a girl e l’epica corale conclusiva title track in cui ci sono evidenti richiami ai Queen. Aggiungiamoci synth-ballad furbette figlie di Day and age (The way it was e Deadlines and commitments) e otterrete come risultato tutto ciò che è Battle born: pop-rock con elettronica in sovrabbondanza che piaciucchia senza però far innamorare.
Ma in tutto ciò non mancano momenti trascinanti e di grande impatto: ad esempio l’anthem da arena A matter of time, il rock sintetico in The rising tide e il crescendo pop tra Coldplay e Duran Duran in Miss atomic bomb. Ottimi spunti all’interno di un lavoro che non risulta di facile lettura.
A quanto pare i Killers hanno pensato di intraprendere una strada più orecchiabile e commerciale, forse perché prigionieri del loro stesso successo. Pensate a band come gli U2 e i Coldplay che sono diventate sempre più mainstream col passare degli anni… Questo non è un aspetto del tutto negativo, ma sia ben chiaro che Battle born non è il loro miglior disco. Quindi chi si aspetta un capolavoro o chi vuole il ritorno ai suoni dei loro capisaldi Hot fuss e Sam’s town resterà deluso. Questo album fa il quadro del momento artistico di Brandon Flowers e soci: un sound meno killer e più pop, più melodico. Non è roba da buttare, ma non è nulla in confronto a un passato strabiliante.
Marco Pagliari


Tracklist:
  1. Flesh and bone
  1. Runaways
  1. The way it was
  1. Here with me
  1. A matter of time
  1. Deadlines and commitments
  1. Miss atomic bomb
  1. The rising Tìtide
  1. Heart of a girl
  1. From here on out
  1. Be still
  1. Battle born


Nessun commento:

Posta un commento