22 gennaio 2010

Intervista a Moltheni: "Sono schifato dall'ipocrisia della scena musicale alternativa italiana"

Moltheni torna a raccontarsi nella raccolta “Ingrediente novus”, un cd con 16 tracce completamente riarrangiate tratte dai sei dischi pubblicati da uno dei cantautori rock più significativi. Purtroppo questo gioiello, che comprende anche un dvd con due concerti e un cortometraggio, rappresenta una sorta di “canto del cigno” per l’autore marchigiano, che recentemente ha annunciato di voler abbandonare le scene musicali. Lo abbiamo intervistato in occasione di una delle ultime date del tour.

“Ingrediente novus” è quindi un epilogo, si tratta di una decisione che hai maturato da tempo o, come si legge in alcune interviste, dettata dai meccanismi si una scena musicale che non ti rappresenta e che quindi hai deciso di abbandonare?
E fondamentalmente un presupposto che ho avvertito mentre registravo Ingrediente Novus, e alla fine dello scorso tour estivo. E' qualcosa che è più forte di me, e che in un certo qual modo mi crea malessere. Sono schifato dall'ipocrisia della scena musicale alternativa italiana, e incomincio a detestare i musicisti proprio come categoria di persone. Un branco di idioti spocchiosi con in testa l'idea da rock-star o spesso da personaggio maledetto che suona. Sono troppo vecchio per queste stronzate.

Hai anche dichiarato che ti dedicherai a progetti paralleli, magari anche all’estero? Puoi anticipare qualcosa?
No, ho solamente delle cose in testa sulle quali sto lavorando, ma non è detto che verranno realizzate, quindi è inutile parlarne.

Trovo incredibile che Premi musicali come il Tenco (ma il discorso potrebbe essere esteso a molti altri) che dovrebbero valorizzare anche i nuovi talenti del cantautorato, non ti abbiamo valorizzato come invece è avvenuto per altri musicisti, anche della scena indipendente, come Vasco Brondi o Dente. Colpa dei critici musicali distratti?
Colpa del "premio Tenco" che non ha nessun tipo di valore e lo ha dimostrato in numerose ultime edizioni. Non mi sono assolutamente mai meravigliato del fatto che non mi abbiano mai invitato, del resto giurerei che neppure mi conoscono. Il "premio Tenco" è a suo modo uno specchio oggettivo della cultura musicale italiana. Chi deve intendere, intenda. Sull'argomento poi dei critici musicali italiani, stendo un velo pietoso, che non merita neppure lo spreco di una parola.

Nel 2000 partecipasti a Sanremo, condotto da Fabio Fazio, con il brano “Nutriente”. Ci saresti tornato se te lo avessero proposto?
Non lo so... probabilmente no.

“Ingrediente novus” è dedicato a Francesco Virlinzi, il produttore che ti scoprì. Cosa ricordi di lui e dei tuoi esordi discografici alla Cyclope di Catania?
Ricordo che avevamo molti contrasti, più che altro sulle scelte di fondo; ma onestamente ricordo e riconosco il grande valore che avevano per mele sue idee, i suoi ascolti, il suo amore per la musica.

Nella raccolta oltre al singolo “Petalo” c’è un altro inedito “Per carità di stato” in cui racconti il declino del nostro paese. Come è nata questa canzone?
Come e' nata? Ho semplicemente scritto quello che penso e che vedo ogni giorno, poi l'ho cantato. Stop. Il mio disappunto negli ultimi anni è talmente forte che mi basta poco per comunicare in musica quello che penso.

In ogni tuo disco compare una traccia unicamente strumentale, come mai questa scelta?
In realtà non è una scelta, accade perché accade. Ho sempre bisogno di comunicare con la musica e spesso ciò non coincide con un testo o comunque con delle parole da cantare. Molti dei miei gruppi e progetti di riferimento sono sempre stati strumentali, le parole occupano un posto importante nel panorama Moltheni, ma non determinante, almeno non così come lo intendo io. Per il pubblico ciò non accade esattamente così. Per me comunicare con l'esterno solo con la music sarebbe difficile, poiché so che il pubblico a cui mi rivolgo non lo accetta... o ne resta distaccato. La mia popolarità se scrivessi musica senza testi, sarebbe molto limitata, ciò non toglie che io adoro scrivere liriche, e cantare è un processo che mi appartiene in tutto e per tutto.

“I segreti del corallo”, titolo del tuo ultimo disco di inediti, racchiude un significato meraviglioso: il corallo è un materiale che acquisisce valore nel tempo, dopo la morte. Sarà così anche per la tua musica, ora che Moltheni si ferma?
Non credo, il mio pubblico appartiene al suo tempo, un tempo dove si dimentica facilmente e dove molti valori sono svaniti. In Italia fanno più strada coloro che usano chitarre distorte e fanno casino, chi ha amato Moltheni continuerà ad amarlo, fino a dimenticarlo col tempo. Ma è giusto così.

Spesso nelle tue canzoni utilizzi gli animali (e la natura in generale) per creare metafore di ciò che accade intorno e dei sentimenti umani. Animali migliori degli uomini?
Si assolutamente. Ho sempre guardato alla fauna e alla flora come un atteggiamento legato anche alla mia educazione contratria. I miei genitori non mi hanno insegnato ad amare gli animali, proprio per questo fin da bambino è diventata una mia ossessione. Oggi come sempre io adoro gli animali e da loro raccolgo tutto il potere del senso della vita, guardando in faccia una bestia io riesco a comunicare, e l'odore animale mi rende migliore quando lo sento. La natura per me è dio, e dalla natura che noi proveniamo, è la nostra unica madre… che a sua volta obbedisce alla sua di madre che la Chimica. Noi veniamo da lì. Tutto ciò che ho scritto negli anni è dedicato alla chimica... al nulla, al tutto.

Intervista di Roberto Conti



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