8 maggio 2009

La musica si mobilita per i terremotati: siamo andati a dare una mano a Romagnano e ne abbiamo aprofittato per una chiacchierata con le band ospiti

E' di ieri la notizia che il 21 giugno a San Siro sessanta donne della musica italiana - interpreti, cantautrici, vecchie glorie, emergenti, alternative - canteranno insieme a San Siro per le popolazioni straziate dal terremoto. I biglietti sono in vendita da oggi senza prevendita a 25 euro (ma ce ne sono anche da 150). Questo concerto, che spunta a pochi giorni dalla canzone «Domani» promossa da Jovanotti, non è che l'ultimo dei numerosissimi eventi pro-Abruzzo che hanno costellato il territorio nazionale.
Noi il 1 maggio siamo stati (anche a dare una mano) al piccolo evento di musica rock che ha coinvolto il nostro territorio 'La terra trema il cuore no' organizzato dallo staff del club Le piccole iene, in collaborazione con i musicisti che hanno offerto la propria arte gratuitamente.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con alcuni di loro

Amareombre sono un gruppo emergente di Torino, propongono un genere introspettivo che dà risalto alle parole con l'accompagnamento musicale di chitarra, fisarmonica e piano. Il loro ep autoprodotto Le farfalle san morire richiama nelle sonorità Le luci della centrale elettrica o il Moltheni (più) malinconico.
"Abbiamo dato il nostro contributo volentieri, in modo assolutamente disinteressato. Con la musica si può radunare gente e nello stesso tempo dare una mano a chi è in difficoltà".
"La musica è uno strumento come un altro per dare una mano. Venire qui questa sera è comunque una forma di partecipazione per un ragazzo, di sicuro meglio rispetto a mandare un sms"

Guignol sono una formazione milanese di esperienza (3 dischi e un quarto in uscita il prossimo anno). Propongono un mix di rock, blues e canzoni d'autore.
Pierfrancesco, il frontman della band commenta: "Dovremmo ritornare a partecipare, questa generazione, io ho quasi 40 anni, non sempre sembra rispondere adeguatamente a manifestazioni come questa, che assume un significato più profono visto che è anche il 1 maggio: dovrebbe essere un'occasione per scoprire nuova musica, oltre che per dare un sostegno. Nel nostro Paese sembra che una buona fetta di persone non risponda proprio".

Fabrizio Coppola è un cantautore che prima di questa serata non avevo mai ascoltato. Devo dire che mi ha proprio lasciato qualcosa di bello. La sua musica è diretta e arriva veloce e cristallina come un torrente di montagna. L'ennesima prova che vale la pena andare ad ascoltare guidati dalla pura curiosità e stare a vedere che succede...
Fabrizio, ascoltando una tua canzone nel live mi è sembrato che ci fosse un messaggio perfetto per una serata come questa dedicata ai terremotati, mi sbaglio?
Si tratta di Respirare e lavorare, credo. Il messaggio di questo pezzo vuole essere uno sprone a ciascuno di noi a non lamentarsi, a non chiedere e basta, incominciando invece a dare qualcosa in prima persona.
Cosa pensi dell'organizzazione di manifestazioni di solidarietà come questa, credi che occorrerebbe concentrare di più la solidarietà?
Chiunque desidera dare il proprio contributo può farlo. La solidarietà nel nostro paese è grande, ma non mi piace molto il messaggio di Italiani-Brava gente... Piuttosto che purificarsi la coscienza con un Sms sarebbe il caso di non costruire le case con la sabbia e di agire con correttezza al momento opportuno, in tutti i campi non mi riferisco a quello specifico del terremoto, piuttosto che essere generosi a posteriori.
Parliamo di musica: in un contesto ungerground al di là dei gruppi "storici" o dei fenomeni del momento, ci sono spazi per nuovi progetti o per suonare?
Il mondo underground in questo momento sembra più conservatore del mainstreem.

I torinesi Arsenico, sono partiti da un hardcore duro approdando poi a sonorità energiche ma più melodiche rispetto agli esordi. Hanno aperto numerose date dei Linea 77. Il loro ultimo disco Esistono distanze è dello scorso settembre.
Anche a te chiedo un messaggio legato a questo concerto di solidarietà?
Risponde Fabio, il frontman della band - Il messaggio arriva dal palco e dalla musica nel suo insieme. Radunare qui delle persone ha già di per sè un grande significato. Certo sarebbe più bello dare un aiuto "fisico", facendo un concerto a L'Aquila che possa essere ascoltato e vissuto dalle persone che sono là sotto le tende.
Tuttavia, mi sembra, che portare la gente ai concerti -ad eccezione dei big- non sia più così facile?
La gente va invogliata! Anche nell'ambiente underground occorre produrre musica stimolante per invogliare la gente... anche se la tendenza per molti sembra essere quella di rincoglionirsi davanti ad Amici o Xfactor... piuttosto che andare a sentire una nuova band. Ad ogni modo ci sono anche esempi virtuosi, anche per quanto riguarda i locali. A Torino ad esempio realtà piccolissime sono riuscite a sbaragliare locali più quotati. Bisogna crederci e cercare di fare cose interessanti un po' su tutti i fronti.

Giuliano Dottori è una persona con cui trovo immediatamente grande affinità e con cui faccio volentieri una chiacchierata lasciando raffreddare la piadina che costituisce la mia cena.
Lucida, il suo disco del 2007 ha atmosfere acustiche alla Nick Drake; in autunno uscirà un nuovo lavoro prodotto da Giovanni Ferrario dalle sonorità più rock, simile al set che Giuliano propone dal vivo.
Anche a te, come prima cosa, chiedo un commento sulle tante iniziative di solidarietà che sono in atto per il terremoto?
Sulla solidarietà spesso c'è molta dispersione. Si fa molto sull'onda emotiva. Ognuno di noi invece dovrebbe concentrarsi di più su un aspetto singolo.
Vuoi lasciare un messaggio a quanti leggeranno questa breve intervista, magari con un testo di un tuo brano?
Nel nuovo disco ci sarà un pezzo che parla di chiusura mentale L'inno nazionale del mio isolato: parla del fatto che ognuno è molto contento di stare nel proprio giardino, ma è difficile guardare al di là... questa metafora può essere estesa a tanti contesti, anche a quello della solidarietà probabilmente.
E quindi anche al contesto musicale? Mi sembra che anche nella musica ci sia una moltiplicazione di progetti, che porta con sè anche problemi legati agli spazi dove suonare, al ruolo della stampa specializzata, ecc. Cosa ne pensi?
Sono convinto che rispetto a 10 anni fa ci siano più spazi per i gruppi, a qualunque 'genere' essi facciano riferimento. Nello stesso tempo c'è anche una moltiplicazione di progetti, che rende un po' difficile orientarsi. Non credo che ogni mese escano diverse decine di buoni dischi, mentre leggendo le riviste sembrerebbe proprio che sia così.
Le riviste dovrebbero infatti segnalare il meglio per farlo ascoltare a chi le legge e non fare delle markette in base alla mole di dischi che mandano gli uffici stampa. Poi c'è anche un discorso di mode, a seconda di cosa 'va' al momento...
Sono d'accordo sulla 'modaiolità' indipendente...

Con Killa dei Miura parliamo di tante cose, in primo luogo di questa serata. Come ti è sembrata?
E' una goccia nell'oceano di fronte a una tragedia come quella dell'Abruzzo. Suonare gratis per questa causa è una piccola cosa che fa effetto.
Parliamo invece del vostro disco Croci, è ricchissimo di collaborazioni. Mi spieghi come sono nate?
Le collaborazioni sono nate da un'esigenza: non avevamo un bassista fisso e quindi ci hanno dato una mano vari amici: Walter Clemente dei Deasonika, Mirko Venturelli dei Giardini di Mirò.
Nel disco hanno suonato ancheSteve Dal Col, Giorgio Canali, Pietro Canali, Moltheni che ha cantato in Scompaio e Lubjan che ha collaborato al singolo Maya.
Come vivete l'eredità dei Timoria?
Nel bene o nel male ci tiriamo dietro questro trascorso che se all'inizio dell'avventura dei Miura poteva essere un piccolo aiuto, è diventato a poco a poco un limite. Il progetto Miura è peraltro musicalmente diverso dai Timoria... qualcuno si aspetta che nei live riproponiamo dei pezzi, ma abbiamo due dischi da suonare e da far conoscere...
Torniamo un po' sempre al solito discorso... l'ascoltatore non ha voglia di scoprire cose nuove, nemmeno nella scena cosiddetta indipendente?
In effetti anche la scena indipendente è molto cambiata e segue molto le mode, influenzata da video e passaggi su radio e tv. La cultura rock nel nostro paese è molto limitata, ammesso che sia mai esistita e come dici tu non ci sono mezzi di comunicazioni, segnalazioni o altro che siano un vero riferimento.
Roberto Conti

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