14 maggio 2009

'Ascolti emergenti' di maggio (parte prima)

Torpedo - Terrastation ****
A quattro anni di distanza dall'album L'ingranaggio, torna in scena il quintetto romano Torpedo, gruppo che ha fatto della controcultura la sua bandiera. Terrastation è il nuovo album, un disco ricco di contaminazioni e assai piacevole: dub, punk e drum'n'bass mescolati in un contesto ballabile e godibile nella dimensione live così come su disco. Terrastation si avvale di numerose collaborazioni, tra cui Papa Nico, percussionista degli Africa Unite, Sandokan e Sandro Travarelli, fiati della Banda Bassotti e Toni Cattaneo al trombone. Il testo della traccia finale La musica nel sangue è opera dello scrittore Stefano Benni. Brani da segnalare: Sempre la stessa musica e Baci dall'underground. Roberto Conti

Alessandro Bottura - Morning Grooves *
Morning grooves è un disco fusion del modenese Alessandro Bottura. Ascoltarlo è un piacevole sottofondo, anche se a tratti si rivela impegnativo. Si tratta di un lavoro solo musicale che difficilmente riuscirà a trovare una sua collocazione al di là di contesti crooner o jazzistici: difficile quindi segnalare una traccia in particolare. r.co.

Abulico - Behind **
Dodici brani cantati in lingua inglese che spaziano dal folk al rock. Behind riesce a sintetizzare le due anime di questa formazione che da tre anni a questa parte alterna ricerca cantautorale a grinta rock. E così in questo disco degli Abulico si scovano brani di stampo anglosassone, con chiari riferimenti ad artisti come Radiohead o Smiths, così come influenze più vicine al rock americano dei Foo Fighters come in Destiny o Fixed. A mio avviso sono proprio gli episodi meno sommessi che riescono a tirare fuori il meglio da questa formazione in continua evoluzione. Brano da segnalare Walking on my road. r.co.

A place in the sun - Leaving home **

Evidentemente ai giapponesi piace parecchio il genere proposto da band come gli A place in the sun, che (cosa che sembra essere molto frequente per band di questo tipo) hanno pubblicato il loro disco in Giappone ancor prima che in Italia. Il genere è pop-punk californiamo (la band lo definisce 'poppy fast sound d'oltreoceano') e devo dire che questo disco rientra perfettamente nello stereotipo che mi ero creata prima di sentire il cd della formazione che ha scelto come proprio nome quello di un fortunato disco dei Lit: canzoni veloci, ritmi trascinanti che strizzano l'occhio alla moda musicale e a ragazzini (e ragazzine) arrembanti pronti a sostenere la band facendo parte dei loro street team o le comparse in videoclip scanzonati e straripanti di giovanissimi fan. Nonostante questa mia avversità devo dire che il disco è suonato in maniera decente e offre un ascolto orecchiabile, che ben poco si discosta da tutti gli altri album delle band di questo tipo. In bocca al lupo! Giovanna Oceania

Mercury Drops - Love is the end***
Dalla scena musicale milanese ecco i Mercury Drops, una formazione che si è fatta notare grazie a una musica accattivante e orecchiabile ma al tempo stesso dotata di quella ricchezza e ricerca tipiche del sound post punk di fine anni 70. I componenti del gruppo arrivano da vari Paesi del mondo (Messico, Serbia Svizzera e Italia), ma è a Milano che il progetto ha iniziato a muovere i primi passi. Love is the end è un disco sfaccettato, a tratti psichedelico, con richiami a formazioni come The Cure, Wire, Joy Division, David Bowie e Talking Heads. Particolarmente suggestive le canzoni in cui sono più marcati i richiami alla scena ne wave, come Lemons are the kisses, il brano in qualche modo più rappresentativo della band che aveva già dato barlumi di notorietà incominciando a circolare prima dell'uscita del disco, o come la fresca Mechanical man. Il disco si rivela sempre più interessante con il passare degli ascolti. g.oc.

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