5 aprile 2009

Live - Le luci della centrale elettrica rischiano il black-out?

Ho letto più di una recensione entusiasta del concerto di Vasco Brondi-Le luci della centrale elettrica al circolo Bellezza di Milano. Ero quasi tentato di passare, di non scrivere nulla di un concerto deludente tanto quanto era numeroso il pubblico presente in sala. Ossia molto.L’evento, insieme ad altre tre serate ospitate dai circoli Arci cittadini, è un’iniziativa pre-elettorale organizzato dalla Provincia di Milano, con tanto di spot e “appello” dell’assessore di turno. L’ingresso è gratuito (termine da utilizzare comunque con le molle visto che la Provincia paga con i soldi dei contribuenti, ossia noi) con tessera Arci: peccato che la tessera costi 13 euro, mentre in altri circoli con 10 euro è tua… ma forse questa osservazione vuole cercare il pelo nell’uovo?!Vasco Brondi è nell’ambiente della musica indipendente uno dei ‘fenomeni’ del momento e ai suoi concerti c’è sempre più gente (ve lo dico con un certo criterio visto che ormai ne ho visti ben 7, in club grandi e piccoli, in città, in provincia e sulle rive del mare…Il mio parere è questo: i concerti con questa line up e questi arrangiamenti sono inascoltabili, persino fastidiosi e non mi capacito di come il pubblico possa ascoltare, cantare, postillare, talvolta venerare con entusiasmo... Infondo, credo, le orecchie per sentire ce le abbiamo tutti.Già qualche tempo fa al Magnolia non mi piacque per nulla l’arrangiamento con il violoncello e soprattutto con un doppio microfono per amplificare l’effetto ‘urlo straziato’ della voce di Vasco. Chiedo scusa ma non avendo informazioni tecniche mi esprimerò come so e come posso.Il risultato sono canzoni noise, nel senso di rumorose, che stravolgono la natura cantautorale, il testo, il contenuto, il messaggio che per venire veicolato deve superare il rumore caotico, gli assalti di un violoncello inopportuno, e le distorsioni vocali che rendono un disco di pura poesia più simile ad un libretto fatto su commissione.Devo dire che rispetto al penultimo concerto che ascoltai, quello del Magnolia, c’è un leggero passo avanti, forse grazie alla presenza di Rodrigo D’Erasmo degli Afterhours al violino a supportare Daniela Savoldi al violoncello. Il risultato d’insieme resta però mesto e la mestizia (che a tratti si fa noia) è acuita dai reading che Vasco propone di tanto in tanto, prendendo spunto dal suo libro di recente pubblicazione.Ricordo con nostalgia quei bei concerti di sola chitarra, o con il sempre prezioso accompagnamento del maestro Giorgio Canali: a Varazze mi vennero le lacrime agli occhi, la musica di Vasco mi apriva il cuore, così come nella performance di Romagnano di un anno fa e in altre occasioni… così come la prima volta che ho ascoltato il disco (rigorosamente originale) di questo ragazzo che sembrava trasformare in parole taglienti le sensazioni che ognuno di noi prova ogni giorno, le sensazioni più sporche, disagevoli, ma anche le più belle da raccontare.Poi ognuno è libero di fare ciò che vuole, va detto anche che contesti con moltissime persone difficilmente potrebbero godere a pieno di una performance acustica e intimista: da qui forse la scelta della rumorosa svolta che a quanto pare piace ai fan… ma forse solamente perché non hanno mai sentito l’altra faccia di un live, che pur senza particolari virtuosismi musicali, resta uno dei più comunicativi. Vasco come back!
Ps: In una recensione è bene dire qualcosa anche sui pezzi proposti – Canzoni da spiaggia deturpata è stato suonato totalmente, qua e là c’è stato spazio anche per un paio di brani di Giorgio Canali, che sono suonati come una ventata d’aria fresca. In apertura una pessima band spalla – gli F punto – non ha aiutato: sono noiosissimi e privi di talento, vocalità e simpatia. Io non li andrei a vedere!
Roberto Conti

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