6 gennaio 2005

Medi Vidal - Nò-me

Premio letterario 'Provincia cronica' prima edizione
Medi Vidal - Nò-me

Nome. Aggettivo, verbo, congiunzione...
Nome, una delle tante parti della frase.
Nome proprio di persona: successione di suoni nei quali si riconosce una persona, o più di una. Alcuni vi cercano un significato, altri lo nascondono sotto un soprannome.
Come ti chiami? Qualunque cosa rispondi, quella piccola parola non dirà mai chi sei. E non ti illudere che un soprannome funzionerebbe meglio.
Solo chi ti conosce può capire, assaporare il tuo nome. Si riempie di significati, immagini, emozioni. Così il tuo nome non è solo una parola, ma il riassunto della tua vita. Diventa importante e devi dare tutto te stesso per difenderlo, e per difendere chi ti chiama per nome in quel modo; perché se non siamo noi, se nemmeno il nostro nome ci appartiene, siamo perduti.

Serena

Una piccola casa in mezzo ai campi, il viale d'accesso delineato da due file di pioppi; a chi fosse venuto in mente di costruirla lì è un vero mistero per lei, ma ne è grata. Staccare dal lavoro e poter tornare lì nel nulla la fa sentire bene. Almeno finché è da sola. Vive con i genitori, sposati da 25 anni e che avrebbero dovuto divorziare già 24 anni fa. Non ha mai capito se si sono mai amati. Per fortuna c'è la nonna: Certi giorni è ancora lucida, altri non capisce nulla e si perde nel passato, ma Serena le confida ancora tutto. Le dispiace vederla così: era una donna energica, sveglia e un po' burbera, ma la trattava bene e la portava con sé, raccontandole vecchie storie. Ormai l'unico momento in cui la casa prende vita è quando suo padre torna da lavoro e cominciano lamentele e litigi. Questi bei momenti di famiglia Serena preferisce perderseli e fa lunghi giri nei campi senza farsi vedere. Sola e gelosa della sua solitudine. Non ha amici da andare a trovare, quindi fa visita ai luoghi, agli alberi che le sembrano più amichevoli delle persone, ai suoni della natura che non sono mai ostili. Quando torna a casa per cena i suoi hanno già sfogato le loro rabbie e frustrazioni l'uno sull'altro, finisce la cena in fretta e corre in camera. Là la aspetta il computer e internet le apre un mondo di amici virtuali più veri del mondo stesso. In questo mondo colorato ha centinaia di amici, la cercano, la ammirano. Dimentica le giornate di ansia, noia e vuoto, finalmente felice. Ogni amico che la contatta è un sorriso, e una vittoria su chi nella sua giornata la ignora. Scoprendo la rete finalmente ha capito di non essere sbagliata, di non avere niente di meno rispetto agli altri. Molti in paese dicono che è venuta su silenziosa perché l'ha cresciuta la nonna. Lei invece non sa cos'avrebbe fatto senza di lei, che poi non è silenziosa; semplicemente è abbastanza vecchia da sapere che parole e silenzio sono ugualmente importanti, e che è meglio star zitti che dire idiozie. Perciò è giunta alla conclusione di avere un diverso modo di comunicare: se parla non riesce a farsi capire, le sembra di non arrivare al nocciolo della questione; scrivere invece le esce più semplice, e non le sembra di sprecare parole perché ha il tempo di sceglierle. O forse ha solo trovato persone interessate a ciò che dice. Ha amici di tutti i tipi e in tutta Italia, e la sua finestra da cui vede le stelle la sera, gli alberi di giorno e sente gli uccelli cantare la mattina. Vive in un paese che ama ma dove non trova nessuno che ami lei. Altre persone per questo se ne sarebbero andate, lei invece ha scoperto il bello del progresso di poter avere amici lontani senza rinunciare ai posti che si amano, stando in contatto ogni giorno, anche se non ci si vede. Forse è proprio perché non ci si vede che si è più attenti all'animo. Ci sono persone che cercano solo uno svago occasionale, altre disposte a mettersi in gioco completamente, e si creano rapporti così profondi che ci si conosce come se si fosse cresciuti insieme. Questo è il suo mondo, che a suo parere fonde perfettamente la natura al progresso. Tanti criticano questo modo di vivere le relazioni, ma per lei almeno per ora è l'unico possibile. Può lasciare da parte la sua vita ed averne una parallela senza dover cambiare: non le servono compromessi o maschere, attraverso la tastiera si racconta e con il monitor ascolta. Davanti al computer, navigando in un mondo di relazioni scritte al secondo, in quell'unico momento della giornata si sente veramente serena.


Vittorio

Un palazzo in centro al paese, accanto al comune. Oggi esce con gli amici e per fortuna i suoi gli lasciano di nuovo la macchina. Ma quest'estate se ne va a lavorare e metterà da parte i soldi per comprarsene una sua. E' stufo di stare chiuso in quel buco di paese; gli piace andare in giro con gli amici a parlare di motori, dare due calci al pallone o semplicemente a raccontarsela, ma le attrattive in questo posto mancano proprio. Ha la continua impressione di perdersi qualcosa là fuori, dove la gente sembra più aperta, con risorse e possibilità che lui neanche immagina. Mentre qui al paese ci sono 4 bar, una pizzeria, il campo da calcio, un parco giochi, e addirittura una gelateria... Per passare il tempo devi avere molta inventiva o procurarti un passaggio per altrove. A Vittorio il dipendere dagli altri per spostarsi non va giù, finisce che non può decidere dove andare, e muoversi con i mezzi è anche peggio, l'ultima corriera parte quando inizia la vita. Stasera però può fare come gli pare. Niente programmi: lui, quattro amici, una macchina e si va. Immergersi nel caos di gente, luci, suoni, feste... dimenticare che domani c'è il pranzo con i parenti, che lunedì tocca tornare a scuola e ci sono gli esami, e che è confinato in quel paese. Là non c'è nemmeno uno straccio di ragazza mentre il venerdì sera in città pare facciano la sfilata: strafighe con corpi stretti in vestiti microscopici, roba che ti stende... Vittorio piace alle ragazze in paese, ma quelle di città sono un altro pianeta. Là fuori troverà quel che cerca, tutto ciò che si è perso nei pomeriggi davanti alla play. Non è una cosa precisa, è un'idea che profuma di nuovo, di libertà e di qualcos'altro che non sa; lo cerca in lungo e in largo: pub, cinema, discoteche, piazze, concerti e tutto ciò che gli capita a tiro. Ma arrivato in un posto vuole già fuggire in un altro, in una corsa continua verso ovunque. I suoi si sono accorti della sua irrequietezza, a casa sembra un cane in gabbia, si agita e poi diventa triste, silenzioso e poi improvvisamente arrabbiato. Pensare che avevano scelto di vivere lì proprio per crescerlo nella tranquillità che lo irrita così tanto... Sperano che sia per gli esami di maturità, e chiudono un occhio su tutta la benzina che consuma. Ogni tanto, se è di buon umore, racconta loro cos'ha fatto o dov'è andato, ma si stufa presto e si perde nei suoi pensieri. Gli scorrono davanti immagini di strade, luoghi, incontri, grandi risate e anche grandi bevute; sente ancora il suono del motore e dei bassi nelle orecchie, e pensa già a dove andrà la prossima volta. Non c'è un luogo che ponga fine alla sua ricerca. Forse la ricerca è lo scopo. Un modo di conoscere se stesso, mettersi alla prova. Ma magari è solo una fuga: dalla successione di eventi statici che lo incastra, da quella dannata impressione di restare sempre indietro, sprecare tempo confinati in un buco nero. Ma chiamarla fuga aumenta l'impressione di perdere qualcosa per strada. E' più semplice, e forse più confortante, convincersi di andare all'avventura e che là fuori ci sia davvero qualcosa che lo aspetta. Magari stasera è la volta buona; quella in cui dopo l'ennesima ricerca non batterà di nuovo in ritirata a casa, sconfitto. Stasera potrebbe ritornare vittorioso una buona volta.


Guido

Una moglie, due figli, una monovolume, un appartamento, tre televisori. Una laurea che non voleva, un lavoro che non ha scelto, una famiglia che gli è capitata. La sua è stata una vita di scelte, degli altri. E pensare che aveva cominciato così bene... Nei temi alle elementari elencava sogni di viaggi intorno al mondo, esplorazioni e avventure in posti selvaggi. Viveva grandi storie con gli amici nel suo giardino, e nei campi, inventando situazioni fantastiche nei posti più banali. Ma le sue avventure sono finite lì. Alle medie lo chiudevano in casa a studiare e solo d'estate poteva dedicarsi alla sua passione per la geografia ed i racconti di esplorazioni, e parlare con gli amici dei suoi progetti per il futuro. Che i suoi sogni non erano bene accetti lo confermò suo padre scegliendo per lui la scuola superiore e anche l'università, perché era lui a pagare diceva. Guido avrebbe preferito un qualsiasi lavoro sottopagato che anni di studio forzato di materie che odiava. Invece ha preso la laurea in 5 anni netti, e pure con un buon voto. Si è goduto 3 mesi di vacanza estiva, con i pochi amici rimasti e la ragazza di tre case più in là di cui si era innamorato. Fu un'estate fantastica. Ma a settembre, una sera suo padre gli disse di aver trovato il posto perfetto per lui, che conosceva il direttore e l'avrebbero preso di sicuro. Se la cavò per tre settimane dicendo che ci stava pensando, sperando di essere assunto in qualche altro posto. Invece arrivò a casa la sua ragazza, con un test di gravidanza in tasca. I genitori di lei pretendevano il matrimonio immediato o chissà cos'avrebbe detto la gente. I genitori di lui idem, ed ora avrebbe dovuto non solo accettare il lavoro ma anche chiedergli un prestito per un appartamento, naturalmente in paese. Con la responsabilità del figlio, del matrimonio, e le pressioni di tutti, Guido si è messo da bravo al suo posto. I primi due anni andarono bene, ma al terzo le cose presero una brutta piega. Lei smise di essere gentile, riempiva la casa di cose e pretendeva di uscire in continuazione; lui sopportava tutto, voleva solo che il loro matrimonio andasse bene. Cercava di dare ai suoi figli quel po' di libertà che a lui tanto era mancata, ma non era in grado di imporsi alla madre. Regalava loro mappamondi, atlanti, libri su luoghi lontani, e prometteva che da grandi avrebbero visitato posti meravigliosi. Intanto però le vacanze, per quanto lontane, le passano in villaggi turistici super attrezzati, dove il massimo da esplorare è la sauna. Perché a sua moglie piace la comodità, perché con i figli piccoli dove vuoi andare... meglio affidarli all'animatore e passare tutto il giorno ad... annoiarsi. Almeno lui, lei invece pare divertirsi un sacco. Ed al ritorno racconta a tutti quanto siano state esclusive le sue vacanze, specialmente a chi invece è rimasto a casa affrontando le code in macchina per passare la domenica al mare. A Guido viene sempre il dubbio che una domenica delle loro sia molto più intensa e divertente di una settimana delle sue. Ma che ci può fare: è sempre andata così. Qualche volta ha fantasticato su come sarebbe stata la sua vita in una grande città. Forse là avrebbe trovato qualche via di fuga, avrebbe potuto coltivare le sue passioni , in città c'è sempre qualche mostra, corso, evento... magari sua moglie non si sarebbe così incattivita o non si sarebbero proprio sposati: in città i figli prima del matrimonio non danno scandalo. Si sarebbe trovato da solo un lavoro, magari suo padre l'avrebbe lasciato scegliere, ed oggi sarebbe un geografo, forse l'avrebbero persino chiamato ad insegnare in qualche università. Sarebbe potuto essere felice, libero. Ma i fatti non cambiano, e lui e ancora incastrato qui a lasciarsi vivere. Vorrebbe un destino diverso, ma non ha mai preso in mano la sua vita: hanno sempre guidato gli altri.


Alice

Una casa immersa in un grande giardino, orti, vigne, frutteti, coltivazioni... Va alle superiori, ma dopo la scuola indossa vecchi vestiti e mette le mani nella terra. Con un padre con un'azienda agricola il lavoro non manca, e soprattutto non le manca la passione. Passa giornate tranquille, la mattina a lezione, dopo pranzo sui campi o a trovare qualche amico. Mette tutte le energie in ciò che fa, e ha sempre un motivo per essere felice. Quando si arrabbia non urla, non si agita, non dice mai le cose che ritiene davvero importanti. Se le gira male fa una corsa, si butta in mezzo all'erba, guarda il cielo e aspetta che il vento si porti via tutto. Tutto quello che riesce ad infiltrarsi nel suo ottimismo, specialmente le persone che pretendono di categorizzarti. Da queste parti sembra una necessità. Non che qualcuno si premurasse di venire a controllare. I vecchi le dicono che è brava, che deve continuare le tradizioni, seguire la strada di suo padre... e tutti gli altri la ritengono una selvaggia un po' stupida e ingenua. Perché non ritiene che il progresso sia obbligatorio o che i vecchi metodi non funzionino più. Non ha internet, va in biblioteca, odia le discoteche e preferisce la montagna al mare. Sembra che il mondo intero si sia preso carico della missione di farle comprare un mp3, scarpe col tacco, vestiti firmati, trucchi per nascondere il suo viso, oggetti che la collocherebbero in una qualche massa. Le amiche, apertamente o con maldestra dissimulazione, le danno consigli non richiesti su come essere più carina, su come ci si comporta... Ma un'educazione l'ha avuta anche lei, la sua vita ora è scelta, e per ora ha scelto che tutto questo non le interessa. Quello che vorrebbe davvero è trovare qualcuno che oltre a parlare sappia anche stare in silenzio e che non ritenga il proprio stile di vita l'unico “normale”. Già, perché positivamente o negativamente, è esclusa da quella categoria. Ci sarà qualcuno che riuscirà a passare oltre alle categorie? Che non senta questa necessità di giudicare, che possa capire ciò che prova lei. Con cui guardare un paesaggio, fare una camminata, e che si senta parte della terra su cui poggia i piedi almeno la metà di quanto lo sente lei. Con cui poter parlare di tutto senza che ti ammiri o disprezzi, che solo capisca. Ma è davvero difficile trovare qualcuno che ti voglia bene incondizionatamente... per questo è bellissimo quando si incontra un amico o un'amore. Ma bisogna guadagnarselo. Tutti dicono che Alice è una persona sincera, genuina, semplice, e banalità simili senza criterio. In realtà lei si sente complicata, incomprensibile, spinta da energie che non le appartengono, perfino cattiva o sbagliata. Non è mica così innocente... e non dice quel che pensa, anzi, spesso preferisce stare zitta. In sostanza vorrebbe mandare tutti affanculo. Perché non capiscono? Non ci provano nemmeno. Alice non è buona né cattiva, non è nel giusto né nello sbagliato, e non fa questa vita per una qualche morale o per dare piacere o fastidio a qualcuno. Lei è Alice, punto. E Alice fa ciò che le piace. E' così difficile? Felice e triste, sola e circondata. Lei è Alice nel paese delle meraviglie.


Un sabato di luglio

ore 9.15
Alice lascia cadere il giornale sulla tavola. Lanciarlo non diminuirebbe la sua rabbia. Costruiranno una super strada che taglierà in due la campagna del suo paese. Proprio dove ipotizzavano di creare una specie di area naturale protetta. Ma questa volta non li lascerà fare. Non toccheranno la sua terra.

Ore 10.02
Guido è sveglio da un po' dato questo caldo appiccicoso. Ma non si alza per non finire nel caos dei suoi figli che litigano e delle moglie che si lamenta. Se oggi gli va bene porterà tutti in un centro commerciale, e si comprerà quel libro appena uscito che è inutile aspetti che glielo regalino.

Ore 11.27
Serena è seduta davanti al computer ma vorrebbe saltellare. Piena di entusiasmo, ansia, gioia, paura.
Uno dei suoi amici la vuole incontrare di persona e vuole telefonarle per sentire la sua voce. In realtà è più che un amico, o almeno lei vorrebbe che diventasse tale; Ma a casa sua la privacy non esiste... e prima d'ora non aveva mai sentito il bisogno di un cellulare. In un minuto netto è già sulla bici che corre lungo il viale. Deve andare a comprare una scheda telefonica.

Ore 12.30
Vittorio si sveglia con un mal di testa fotonico. Alla sera leoni... Mamma insiste che è pronto, ma lui vuole vedere solo un'aspirina. Entro stasera deve tornare in sesto: esce di nuovo, e non gli si può dire niente: esami finiti, aspetta i risultati, e intanto fa baldoria!

Ore 13.49
Niente da fare, in comune non c'era nessuno a sentirsele. Persino le proteste civili vanno rimandate a lunedì. Alice non ha più parole. Si ferma in piazza a sciacquarsi la faccia alla fontanella, ma non basta certo per calmarla. Alza lo sguardo e vede la cabina telefonica. Simbolo di un'epoca passata da poco, ma che tutti vogliono dimenticare: quando per incontrarsi bisognava ancora uscire di casa. Prende l'indelebile dalla borsa, si avvicina e con mano ferma ci scrive sopra: “fino a dove volete arrivare con il vostro dannato cemento? Nati verdi, meriterete di morire grigi”.

Ore 14.34
Guido ci ha ripensato, lui non ci va al centro commerciale, resta a casa. Un po' di tranquillità una buona volta, e si dà alle ricerche in internet. Sua moglie si è dimenticata di chiudere la posta elettronica. Qualcosa lampeggia, e il cuore gli si ferma. La legge tutta e controlla anche tutta la posta precedente e quella inviata. Altro che lezioni di yoga e corsi di cucina. E' semplicemente cornuto.

Ore 16.40
Finalmente Serena ha trovato il coraggio di andare alla cabina telefonica. Su una parete c'è un messaggio scritto con l'indelebile: un ecologista arrabbiato si direbbe. Però si trova d'accordo. Entra e digita il numero prima di pensare a cosa dire. Chissà da quanto tempo qualcuno non telefonava da lì. Ma ora suona. E risponde. Un tuffo al cuore.

Ore 17.22
Vittorio comincia a muoversi per uscire. Alle 18 lo passano a prendere in piazza. Fuori sta per piovere ma lui se ne frega. E' per strada quando sente il primo tuono. Arriva in piazza fradicio e si infila nella cabina telefonica. Almeno serve a qualcosa questo pezzo d'antiquariato! Sopra il telefono c'è una scheda, e sembra pure nuova. Chi è quel cavernicolo che le compra ancora? Intanto il tempo passa, gli amici avvertono con un sms di essere in ritardo e si annoia a morte. Legge al contrario una scritta a pennarello. Lui si che ci morirebbe volentieri fra il cemento di una grande città! Ecco quello di cui veramente c'è bisogno: una superstrada che ti porti velocemente lontano da qui. Scarta una caramella e butta la carta a terra. Intanto sono arrivati a prenderlo ed è con disprezzo che lascia la cabina che l'aveva protetto dalla pioggia.

Ore 18.53
Forse loro sono già tornati a casa. Ma lui là non ci torna. Ha passato 3 ore tra incredulità e apatia, tirando le somme della sua vita con oggettività questa volta. A quel punto gli è montata la rabbia e il desiderio di non vederla mai più. Ora vaga sotto la pioggia, senza meta, maledicendo ogni singolo mattone di quel paese che aveva sempre voluto lasciare. Voleva viaggiare, vedere il mondo. Li invece cosa c'è? La sua vita fallita, un padre che odia, una moglie che lo tradisce, due figli che non può educare come avrebbe voluto che verranno su cattivi come la madre. E in mezzo alla pioggia fitta una cabina telefonica. Quel fastidioso coso rosso. In un attimo ne viene preso come un toro, corre e gli sferra un calcio alla base, mandando in pezzi quella stupida plastica rossa. Scoppia a ridere. Una risata forte, liberatoria. E urla. Grida al mondo che lui se ne va da questo posto di merda, lui se ne va a fare l'esploratore.

1 commento:

  1. Temevo che il mio giudizio fosse troppo parziale..invece sei grande in modo obiettivo! :D
    Non vedo l'ora di festeggiare al BCC!!

    un bacione

    Stefania

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