9 dicembre 2012

Lorenzo Lambiase - Lupi e vergini - Rec in 10 parole















Lupi e vergini, pubblicato per l'etichetta Modern life, è il secondo album del trentunenne romano Lorenzo Lambiase. Un disco post-rock cantautorale, con la potenza dei testi sempre in primo piano.

Recensione in 10 parole: Poesia (ogni brano è un piccolo gioiello poetico, mai pesante e mai banale), amarezza (poca speranza e tanto pessimismo pervadono i testi), ritmica (elementare, al livello di una base pre-registrata), monotonia (della melodia attraverso l'intero album), volume
(insopportabilmente alto quello della batteria rispetto alla traccia vocale, soprattutto vista la sua marginalità), grafica (molto ben curata e attraente), titoli (assolutamente azzeccati e accattivanti),
inventiva (grande nelle metafore originalissime, povera nella parte musicale). Valentina Rodighiero

Voto: **/

Tracklist:
1. Mani
2. Lupi e vergini
3. Contro il vento
4. Sulla riva
5. L’oro
6. Periferia
7. La stanza di Winston e Julia
8. Gospel
9. La strada
10. Solo
11. La grande rivolta

8 dicembre 2012

Le belle cose dei Sikitikis, un disco da ascoltare


In attività dal 2000, i cagliaritani Sikitikis, attualmente legati alla Sugar, sfornano il loro terzo album Le belle cose. Dopo il tanto lavoro di questi anni, sono considerati band di culto della musica indipendente italiana. Da sempre legati al mondo del cinema (sia per passione che per varie collaborazioni), ora con questo nuovo disco si avvicinano con interesse anche al cantautorato
italiano. Sikitikis a mio parere sono artisti ironici e originali sia per i testi che per le musiche, queste ultime mi hanno fatto divertire facendomi venire in mente musica da telefilm, vecchie pellicole e quant'altro. I testi spaziano dall'amore raccontato con leggerezza a quello più complesso del rapporto di coppia, ma anche alla più stretta attualità, Hai fatto male ed Hey tu! ne sono un esempio. In particolare Hai fatto male è una dedica ai genitori che hanno tenuto lontano tutti i problemi e le seccature di tutti i giorni dai propri figli ma che ora non sono in grado di fare niente da soli e ne pagheranno le conseguenze. L'album con i suoi undici brani fonde in sé vari generi musicali solo apparentemente distanti tra loro, dal cantautorato, come già detto, all'elettropop, alle musiche anni '60. In Le belle cose, brano che dà il titolo al disco, ricco di sonorità elettro e testo in un crescendo di protesta legittima, i Sikitikis si lasciano ispirare dal modo di cantare di Celentano.
La mia piccola rivoluzione è invece una canzone d'amore piacevolmente orecchiabile, è la piccola rivoluzione che piacerebbe a molti, me inclusa. Dedica d'amore in Soli che trasforma la neve dell'inverno in estate con la massima da segnalare “e che si torni a far l'amore anche dopo il venerdì”. Ancora un brano d'amore con Amori stupidi che a me è piaciuta anche per la presenza dello xilofono. Apnea e Aria sono strettamente collegate: la prima fa da intro alla seconda, con una strizzatina  d'occhio iniziale alla sperimentazione elettronica dei Depeche Mode. Album da ascoltare. Mette molta allegria. Alessandra Terrone

7 dicembre 2012

Il disco "dal vivo" del Teatro degli Orrori e il difficile compromesso di mettere l'energia su supporto...


“In questo album c’è tutta la nostra rabbia di quando dici ‘adesso salgo sul palco e spacco tutto’. E’ un modo di suonare che difficilmente tiri fuori in studio perché manca l’adrenalina di quando sei dal vivo, quando ti confronti col pubblico che vive il concerto insieme a te. In questo disco brutale, violento, sincero c’è tutto il senso del Teatro degli Orrori”. Così il totem Pierpaolo Capovilla presenta Dal vivo, il primo live della band di Marghera uscito come inserto di XL di Repubblica di questo mese.
Tredici tracce in cui il complesso, terminato un lungo, faticoso ma esaltante tour, esprimono tutta la loro potenza quando si presentano sul palco. Duri e cinici, dal punto di vista della performance il Teatro non delude nemmeno questa volta, confermando uno status musicale di grazia. Molte canzoni sono prese da Il mondo nuovo, il concept album uscito quest’anno che sembra aver messo d’accordo pubblico e critica, elevando gli ex One Dimensional Man a gruppo di riferimento dell’attuale panorama alternativo italiano.
Da Skopje a Monica, passando per Non vedo l’ora e Pablo, i momenti dell’ultimo disco in studio vengono eseguiti magistralmente, accentuando il ritmo e rendendo così il sound più potente. Ma non mancano nemmeno le strutture hardcore che hanno caratterizzato il primo lavoro Dell’impero delle tenebre (Per nessuno, Lezione di musica) e quel piccolo gioiello che è La canzone di Tom.
A completare il disco l’acustica Ion, la drammaticamente trascinante E’ colpa mia e la folle recita teatrale di Majakovskij. E proprio partendo da quest’ultima cominciamo a trattare di quello che è il vero problema di questo disco: il pubblico. Manca totalmente.
Inspiegabilmente in fase di missaggio, a parte in due canzoni Majakovskij e Tom) i rumori degli spettatori sono ridotti al minimo. Una scelta parecchio discutibile, addirittura una contraddizione se si realizza un disco “dal vivo”. Ai loro concerti le persone non mancano e specialmente quest’anno la popolarità dei veneti è decisamente cresciuta.
Più che un live, suona come un album di versioni alternative, addirittura demo (ben riusciti, per carità!) che non aggiunge né toglie al giudizio complessivo sul Teatro degli Orrori. Però questa operazione di marketing non può che lasciare perplessi, specialmente i fan che si sono recati apposta nelle edicole per spendere 11.90€! In altre parole, se giudichiamo Dal vivo per la performance e per le sonorità si tratta di un lavoro assolutamente di ottima fattura, ma i dischi live sono tutta un’altra cosa.
Marco Pagliari

6 dicembre 2012

Molotoy - The low cost experience - Rec in 10 parole















The low cost experience (Modern life / distribuzione Audioglobe) è l'album di debutto dei Molotoy, un trio formato da elettronica, chitarra e violino. L'album è stato realizzato con mezzi artigianali ma ad alto tasso tecnologico.

Recensione in 10 parole: elettronico, psichedelico, distorsione (di voce, suono, percezione), ipnotico (anche nel senso etimologico del termine), sonorità (esplorate in toto, dal pianissimo al fortissimo), acquatico (molti brani evocano un mondo sottomarino), inglese (la pronuncia è forse l'unica pecca dell'album, era proprio necessario?), significante (ovvero il suono delle parole, senz'altro preponderante rispetto al loro significato), inaspettate (alcune soluzioni sonore, sperimentazione dagli ottimi risultati), violino (il suo canto fuso con l'elettronica è un matrimonio inconsueto ma bellissimo).  
Valentina Rodighiero

Voto: ***/

Tracklist:
1. Super attack
2. Brain
3. We are the volvo
4. Holymount in the rain
5. Kukkiko ronf
6. Magical history soup
7. Laqu
8. Mussaka
9. Werther
10. Digital bohemien