Distopi,
uscito nel marzo scorso, è un concept album. Un concept album
fatto di parole, riverberi, tonalità, sfumature e passione. Ormai ai vertici della musica indipendente italiana da 10 anni, il collettivo musicale
Uochi Toki sforna un album concettuale tutto da scoprire ed inesorabilmente
unico.
E parlo di "collettivo musicale" perchè Uochi Toki non è
solamente una band o un gruppo da andare a vedere il sabato sera, ma
una perfetta commistione di idee e progetti, di speranze e frustrazioni
appartenenti a dei ragazzi che tra i
primi in Italia hanno concentrato i loro sforzi per gestire i propri intenti
musicali indipendentemente dalle logiche del mercato e del consumo.
Per creare Distopi il collettivo si ingrossa e vengono coinvolti
anche i ragazzi di Corpoc, che ci sanno
fare con la serigrafia e che per l’occasione collaborano con i due di
Alessandria nella produzione più
strettamente "materiale" del disco, stampando il lato del vinile
privo di canzoni con grafiche in bianco e nero elaborate da Lapis Niger ed
aggiungendo al packaging finale quattro altre tavole di nero su bianco riproponenti i quattro diversi aspetti, secondo gli ideatori del lavoro, del
mondo sotterraneo: orto, abitazione, pozzo e fiume.
La riuscita di un concept album è da ricercare soprattutto in come il “prodotto
finale” si rivela all'ascoltatore: una
sostanza senza la quale la forma non avrebbe senso. L’ideazione in formato
vinilico 12” a sostegno di un’unica traccia rende ancora più sensata la scelta
di trasformare in suono e disegni un concetto.
Musicalmente, dunque, il disco propone poco più di dieci minuti equamente
divisi tra parti musicali e testi, questi ultimi incentrati sul tema del sottosuolo, ciò che ci sta
"sotto" nello stretto significato del termine. La musica, invece,
è riconducibile alla più minimale
selezione elettronica di chiaro stampo Uochi Tokiana formata da rumori,
dislessie e filtri. Estremamente minimale, credetemi. La traccia non lascia
spazio all’ascoltatore per ripensamenti
e strane congetture, la sua definitiva identificazione avviene sfogliando i disegni che compongono
l’artwork finale del lavoro durante l’ascolto e non dopo, come accade nella
maggior parte dei casi, con la maggior parte dei dischi per i quali i testi e
le idee stampati vengono lasciati per ultimi.
Distopi può a buon diritto essere considerato un non-disco, un
intramezzo artistico che pone un distacco definitivo alle atmosfere spensierate
ed ai bucolici ed intricati testi di Libro audio e Cuore
amore disintegrazione. Insomma Uochi Toki abbandona consecutio temporum,
ballerini, cene frugali ed Oikos e si butta a capofitto nel mondo sotterraneo,
tra le radici, i bulbi e le talpe.
Possiamo definire il disco pura arte e pura riflessione, un procedimento
eziologico su ciò che potrà essere Uochi Toki nel prossimo decennio. Andrea Vecchio
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